Lo scorso venerdì 17 dicembre 2021, presentato - nella bella cornice della chiesa di san Francesco d'Assisi di Castellana-Grotte, l'opera postuma di don Angelo Centrone “Fermentum (Verbali) – Scuola di politica per giovani (Appunti)”.
A novantasette anni dalla sua nascita e a diciassette anni dalla sua morte, grazie a un gruppo di amici e di suoi fedeli estimatori – alcuni dei quali hanno partecipato alla
prefazione del libro – sono state portate alla luce queste due importanti opere, in un solo tomo. Opere che furono legate a due importanti iniziative della vita sacerdotale-culturale di don Centrone: la formazione del “gruppo Fermentum”, e la fondazione di una “Scuola di politica per giovani”.
Un gruppo di amici e fedeli estimatori di don Centrone, si diceva, che vanno dal sacerdote don Giovannino Bianco, al professore di religione Vito Sabato, a monsignor
Giuseppe Laterza, all’arciprete don Vito Castiglione Minischetti, al parroco don Giangiuseppe Luisi e al professore di Laboratorio di Chimica Angelo Valente, il quale,
“con titolo inappropriato” – così lui vuole che si dica – “presuntuosamente, si presenta oggi, come suo indegno curatore”, memore dei suoi tanti anni passati nella parrocchia di san Francesco – nella parrocchia che fu di don Centrone – come organista liturgico, nonché attento ascoltatore delle sue “speciali e curiose” omelie domenicali delle 11, nonché, ancora, infatuato lettore dei suoi scritti.
Sono intervenuti alla serata d’onore, la vice-sindaco di Castellana-Grotte prof.ssa Franca De Bellis, l'assessore alla cultura dott. Vanni Sansonetti, il vescovo della Diocesi
di Conversano-Monopoli Mons. Giuseppe Favale, quindi, i già citati estimatori: Mons. Giuseppe Laterza, Consigliere di Nunziatura Apostolica in Armenia e Georgia;
l’arciprete e parroco di San Leone Magno, sac. Vito Castiglione Minischetti; il parroco di san Francesco d’Assisi, sac. Giangiuseppe Luisi, che ha presentato e moderato la serata; il prof. Angelo Valente.
Per l’occasione, sono state pubblicate tre importanti raccolte di scritti di don Angelo Centrone, per meglio ricordarne la figura e l’opera, con scritti questa volta di suo pugno: i “Verbali”, che costituiscono il 90 per cento dell’opera, come dice la parola stessa, non sono propriamente dei suoi scritti, bensì … il prezioso e felice riportato, (a volte, purtroppo, brevissimo), di parte dei suoi discorsi pronunciati in un “gruppo”, da lui stesso ideato e diretto, che si chiamò, come già detto, “Fermentum”.
Questi i titoli:
1) Raccolta di scritti da “La Forbice” (29 anni di elzeviri su la nostra “Forbice”),
2) “Raccolta di scritti da “Laudato sie”, (il nostro giornale-notiziario del Convento-Santuario), e poi, la raccolta dei
3) 7 Dossier religiosi in «Uncuorsolo»”, gli “altissimi” (come furono sin dall’inizio definiti) dossier religiosi di don Centrone, allegati dei memorabili nonché originali 7 annuari parrocchiali di san Francesco, gli “Uncuorsolo”, degli anni 1966-72.
Ma ecco una piccola presentazione delle due opere, con un breve cenno sulla figura di don Angelo Centrone, scritti dal prof. Angelo Valente.
Fermentum è stato un “gruppo”, “un gruppo di azione e riflessione cristiana”, nato nel 1985 – e durato per ben 14 anni – con la chiara intenzione di don Centrone, di battersi per la nostra religione cristiana – religione “saggia, dotta, la più fondata in miracoli e profezie” – di battersi contro il pensiero negativo – per cui “oggi la verità
non ha più una sua unità, e l’uomo una sua identità” – di battersi contro il soggettivismo – per cui “l’individuo si affida solo a se stesso”.
Un individuo che ormai non ha più “una visione del mondo, di già strutturata” – così don Angelo in “Fermentum” – un individuo, ovvero, che non ha più una “visione
archetipica”, bensì, una “visione costruttivistica” del mondo.
“Si parte”, ossia – continua don Angelo – “da capacità ipotetiche della mente umana, che pur non rinuncia ad ipotizzare modelli e riferimenti”, che pur non rinuncia a
“costruire” modelli e riferimenti.
“Cosa vuol dire costruzione”?
“La costruzione”, specifica don Centrone, “non è una struttura che mi trovo dinanzi, ma che contribuisco io a realizzare. La visione del mondo che ho oggi non è già
strutturata, ma io costruisco questo mondo e me lo rendo intelligibile”.
Poi, ci sono poi “i mass-media”, che, contrariamente a quel che si pensa, “non influenzano le nostre aspirazioni”.
Al contrario, sono le nostre aspirazioni che influenzano i “mass media”… che rappresentano l’odierno baluardo della nostra “società liquida”: una società che ha
rinunciato ad occuparsi delle aspettative umane più vere e più profonde, e che sacrifica, compatta, al culto del guadagno.
Succede, quindi, che “la televisione, esaltando la soggettività, induce in un'atmosfera di modernizzazione, per cui le spinte e i sostegni tradizionali vengono a cadere”.
Succede, ancora, che “i filosofi moderni del linguaggio”, i nuovi “costruttori” del mondo, possano asserire che “parlare di Dio, oggi, non sarebbe un’espressione falsa, ma un’espressione senza senso”.
Spunti, questi, di don Centrone, forse un po’ “difficili”, specie da esplicare in un’omelia – così come gli fu detto – ma certamente no, in uno scritto, giacché – questo il fendente del “self-fanta esegeta” don Angelo Centrone – “la riflessione catechetica ha un suo livello che non può essere confuso con stucchevoli esortazioni moralistiche o con gli esempi del mese di maggio”.
Don Centrone, dunque, pose il suo sacerdozio, “decisamente” e “forse immodestamente”, “a servizio del pensiero”, ma sempre credendo fermamente, che “tutto ciò che si fa o si è capaci di fare, lo si fa, perché siamo stati messi in grado di farlo, per dono ricevuto”.
A servizio del pensiero, a servizio della cultura, ma partendo da questo importantissimo antefatto e principio: “La base e il fondamento di tutto, il fine e la meta di tutta l’esistenza è la capacità di amare gli altri, non la volontà di sopraffare gli altri, non semplicemente il bisogno di entrare con loro in una logica di mercato!”
Poi, la sua scelta per “il secondo mandato di Cristo” – che è quello di “attendere al servizio della Parola e alla preghiera” – il suo impegno a “confrontare i propri pensieri
con la realtà, i valori, i pensieri degli altri”, a confrontarsi con “i pensieri di Dio”, ma nel senso ovvio di “poter scegliere”, di “poter adeguare i nostri a quelli di Dio”!
Ed eccoci ad un altro fendente di don Centrone, per noi cristiani.
“Chiediamoci, allora: ci preoccupiamo di far sì che il nostro cristianesimo diventi cultura? O forse, l’amore, la fraternità è solo una semplice aggiunta all’esser liberi, all’esser uguali, all’esser giusti”?
“L’amore, la fraternità, dunque, sono semplicemente l’espressione cui devono tendere, e la libertà, e soprattutto la giustizia”.
Di rimando, idealmente gli risponde nella sua presentazione scritta al libro “Fermentum”, mons. Giuseppe Laterza: “La Chiesa richiede un maggior impegno intellettuale, da parte di tutti, senza il quale il Vangelo non può diventare cultura”.
Così pure, il nostro Vescovo, mons. Giuseppe Favale, nel suo intervento alla conferenza, sottolineando l’impegno intellettuale di don Centrone – peraltro riconosciuto da tutti gli altri interlocutori: “È stato un cultore della parola”.
Molti altri argomenti sono stati affrontati in Fermentum, nei suoi 14 anni di attività: la verità, la religione cristiana con le sue prove, la fede, la morale, il linguaggio, ed
ovviamente, il grande tema dell’amore, ma anche, molti temi di attualità e costume, i più vari: da tangentopoli all’educazione sessuale nelle scuole, dalla fecondazione artificiale al digiuno televisivo, dalla democrazia nella Chiesa ai sassi dal cavalcavia.
Solo un brevissimo cenno al tema dell’amore, essenziale principio primo della nostra religione cristiana, “religione dell’amore”: tante, tante pagine, non sono da
riassumere!
Solo, dunque, un vecchio personale dato di fatto – del 1972, in occasione del suo 25° sacerdotale – un suo compiaciuto sentimento, da lui stesso commentato come… non essere “un raptus di vanità galoppante”: “Mi è stato detto che, domenica scorsa, dopo la mia omelia, alla celebrazione delle 11, due giovani fidanzati si sono strette le mani”.
Ma a render più … voluminoso il tomo, c’è pure un’Appendice in “Fermentum”, una nutrita “Appendice”!
Sono circa 100 pagine di curiosità inedite: epigrafi, intitolazioni latine, foto, articoli pubblicati su riviste nazionali, inni, omelie, lettere a personaggi famosi della Chiesa e
della cultura, ed anche, un “Rosario del buon umore”.
“Scuola di politica per giovani”, in vece, è una brevissima opera: 18 pagine, tra schede informative, schede di approfondimento, e testi per la discussione; 18 dense pagine, che, “forse ambiziosamente”, “vogliono mirare alla politica, con mezzi – per così dire – «politici»”.
La “Scuola di politica per giovani” fu fondata nel 1993 – nella piena maturità di don Centrone, a 11 anni dalla sua morte, avvenuta a 80 anni, il 14 luglio 2004 – e durò poco più di un anno, offrendo ai giovani, e non giovani, tanti motivi di riflessione, tanti spunti accattivanti per lunghe e variopinte discussioni, originali e sfaccettati approfondimenti, proficui dialoghi aperti.
Il suo obbiettivo? Eccolo subito dichiarato – senza “declinazioni spiritualistiche”, e con una forte, “forse presuntuosa”, ma “coerente visione di fede”: riconsiderare, riformulare, riaffermare la sostanziale connotazione religiosa della politica.
Questo, il prologo.
1) “La politica”, come affermava papa Pio XI, e come don Sturzo amava ripetere: “non è che una forma di carità verso il prossimo”;
2) “Jean Daniélou parlò della preghiera come «atto politico»”; “Heidegger affermò che pregare è pensare”.
Questo, poi, il “matematico” risultato:
“Pregare: è pensare a Dio”. Però, “siccome Dio, per i cristiani, non è solo il sommo bene, ma il Padre; pensare a Dio è pensare al bene di tutti i fratelli. Pensare a Dio è,
dunque, pensare al «bene comune»”: al fatidico, “politico” «bene comune».
Don Centrone, e tiriamo le conclusioni, ci invita a prendere più in seria considerazione il nostro destino “politico”.
Perché la politica, oltre a richiamare conoscenza e cultura – per cultura don Centrone intende, “ciò che dà ad ogni popolo, ad ogni persona, il senso dell’esistenza” –
richiama “verità”.
“Perché” – e don Centrone chiama in causa il nostro papa emerito Benedetto XVI – “l’uomo vuole verità. E verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo essenziale, la conoscenza del bene. Altrimenti, come si individuerebbero i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme; criteri di giustizia che servono all’essere buono dell’uomo?”.
“Il pericolo”, continua papa Ratzinger, “è che oggi, di fronte alla considerazione della grandezza del suo sapere e potere, l’uomo si arrenda di fronte alla questione della verità”!
“Ognuno di noi dovrebbe essere dedito alla verità, esserle totalmente dedito, e rinnegare ciò che le è contraria: la menzogna, l’inganno”, così don Centrone.
“L’uomo vuole verità!”: un monito per tutti.
Sia per chi crede, “la cui risposta è data dalla fede”; sia per chi non crede, “la cui risposta è data dalla filosofia”: “ognuno”, così infine don Centrone, “sceglie e si
configura come crede”.