Passeggiando per le viuzze in prossimità della chiesa di San Francesco d'Assisi, a Castellana-Grotte, non era raro incontrarli. Parliamo dei gatti della comunità felina del centro storico accuditi dagli abitanti della zona.
Quattro, cinque bestiole sempre guardinghe, abituate alla vita di strada, ma che avevano trovato un porto sicuro nel buon cuore di coloro che, con educazione e discrezione, lasciavano un po' di croccantini in un piattino, li curavano se erano ammalati, in alcuni casi, avevano provveduto alla loro sterilizzazione. Nessun disordine, nessun fastidio arrecato.
Evidentemente, a qualcuno questa "colonia felina" informale non doveva proprio piacere. Purtroppo, lo scorso martedì uno dei quattro zampe è stato rinvenuto agonizzante e a nulla sono valse le cure veterinarie prontamente prestate. Quanto agli altri gatti, ad oggi, sembrano spariti nel nulla, forse allontanatisi per finire altrove la loro breve vita randagia.
Sono state allertate le autorità per procedere ai controlli di legge e si attendono i risultati dell'autopsia sull'unico gatto rinvenuto per accertarne le cause della morte, ma il sospetto che le povere bestie possano essere state vittime di avvelenamento, forse attraverso del cibo, è pressante.
«Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni», prescrive la norma e, di certo, se i responsabili verranno individuati, non dimenticheranno facilmente le conseguenze del loro gesto. Ma quello che ci sarebbe da chiedersi, piuttosto, è il perché. Desiderio di sfogare le proprie frustrazioni o le proprie insoddisfazioni sui più deboli? Simpatia per i ratti, più volte segnalati in prossimità di largo Porta Grande? Sono domande senza risposta. Resta l'infamia di un gesto crudele e insensato.