Gli alunni della classe V enog.D dell’I.I.S.S. “Consoli-Pinto”, coordinati dalla loro docente Angela Cino, ci inviano un contributo sull’alimentazione nello spazio "made in Puglia".
Come immaginate il cibo nello spazio? Cosa mangiano gli astronauti in quegli ambienti angusti e strani e in assenza di gravità? Pillole di nutrienti o un sintetizzatore alimentare come quello di Star Trek?
Da curiosi internauti e cercando di dare una risposta alle domande scaturite da alcuni di noi studenti della V Enogastronomia D, durante una lezione di storia sulla memorabile missione spaziale dell'Apollo 11, la prima che portò sulla Luna gli statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969, abbiamo scoperto che i pasti spaziali, dal 2011, li preparano a Bari.
Da non credere! Un'azienda barese, la Tiberino SudAlimenta, ha portato la gastronomia made in Puglia alle Stelle, fornendo alimenti su misura per gli astronauti della NASA e dell'Esa (Stazione Spaziale Internazionale Americana).
La nostra docente di Storia, la Prof.ssa Angela Cino, ci ha subito proposto di andare a vedere da vicino le procedure dell'alimentazione orbitale, anche perché a dire il vero; il primo pensiero che ci è venuto in mente è stato quello che non potevamo perdere l'occasione di poter assaggiare, almeno una volta, delle leccornie spaziali.
Così qualche settimana fa, con il consenso del dirigente scolastico Giuseppe Verni, siamo andati a trovare la famiglia Tiberino, in Traversa I di Strada Glomerelli 1/A, Bari, ad accoglierci con tutti gli onori le ultime due generazioni di ben quattro storiche di Produttori alimentari.
A dire il vero un po' tutti hanno fatto domande, eccone una sintesi dell'intervista
"Tutto è iniziato per caso" - ci racconta Raffaele Tiberino figlio – "nel 2006, durante un ricevimento in Florida, un nostro importatore ha conosciuto un ingegnere della NASA che gli ha lanciato la proposta del progetto Convivio spaziale. Sono seguiti mesi e mesi di studi, sperimentazioni e test, alla fine la nostra cucina di Bari ha raggiunto le orbite spaziali".
I pasti vengono confezionati a seguito di un trattamento termico che riduce l'acqua del 10-15 percento per garantire una lunga conservazione (gli astronauti restano in orbita per 6 mesi circa) senza l'aggiunta di conservanti e coloranti. Molto importante la scelta del packaging, dell'imballaggio, che prevede una confezione di plastica termica sterilizzata e sigillata. All'interno di una navicella spaziale non è possibile usare vetro o metallo, perché potrebbero rompersi.
Lo stesso problema si pone per il cibo che produce briciole, considerate molto pericolose, perché se inalate possono produrre soffocamento. Si prediligono taralli piccoli da poter essere inghiottiti in un solo boccone o confetti al posto dei biscotti o crackers che sono friabili.
Numerosi sono gli accorgimenti che i Tiberino hanno dovuto tener presenti nella scelta del cibo: in assenza di gravità, la perdita di peso osseo può arrivare fino al 20%, per cui sono indispensabili alimenti ricchi di calcio. Al bando le proteine animali perché possono portare ad intossicazioni.
Il pesce presenta il grosso inconveniente del cattivo odore, impossibile da sostenere in un ambiente privo di aereazione.
Anche lo zucchero e il sale vanno sapientemente dosati, visto che l'assenza di gravità provoca una maggiore percezione del gusto.
"Queste limitazioni non hanno fermato il nostro progetto" - ci dice Raffaele Tiberino - "così siamo riusciti a soddisfare le richieste e i gusti di ogni singolo/a astronauta.
Per Paolo Nespoli, ad esempio, abbiamo preparato la fregola (tipo di pasta sarda che anche se disidrata mantiene bene la cottura, senza ammorbidirsi troppo) con peperoni e porcini, abbinamento che ha avuto successo e gradimento anche tra gli astronauti di altre nazionalità in orbita.
Il siciliano Luca Parmitano lo abbiamo omaggiato con l'orzo alla norma con melanzane. Due anni di studi e sperimentazioni per mettere a punto il menu della Cristoforetti; astronauta vegana. Per lei abbiamo chiesto la consulenza dello chef siciliano Filippo Lamantia, che ci ha inviato le sue ricette e suggerito una speciale zuppa di quinoa. Gli americani, invece, hanno apprezzato molto le nostre mini friselline con il paté di pomodorini secchi".
La provenienza di tutti gli ingredienti usati è rigorosamente Made in Puglia (prodotti biologici e di filiera certificata).
La nostra idea di futuri tecnici dell'alimentazione è che come altri prodotti e tecnologie sviluppate per le missioni spaziali, anche lo Space Food possa trovare spazio di applicazione in ambito terrestre. Crediamo che per l'alimentazione del futuro saranno richiesti dal mercato prodotti confezionati da mangiare facilmente, senza sporcare e far briciole e soprattutto bilanciati dal punto di vista nutrizionale.