Approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Castellana-Grotte la mozione per il riconoscimento e il sostegno del care giver familiare.
Anche il Consiglio Comunale di Castellana Grotte ha voluto contribuire alla mobilitazione popolare e istituzionale che mira all’approvazione di un disegno di legge sul riconoscimento e il sostegno alla figura chiave del caregiver familiare.
L’assemblea cittadina presieduta da Emanuele Caputo ha, infatti, approvato all’unanimità la mozione sottoscritta da otto consiglieri di maggioranza (Teresa Taccone, Emilio Sansonetti, Patrizia Caforio, Francesco Valente, Giuseppe Davide Sportelli, Antonietta Manghisi e Maria Filomeno) e di minoranza (Antonio Campanella) e illustrata dalla consigliera Taccone. Il Consiglio Comunale ha, così, impegnato formalmente il sindaco Francesco De Ruvo e l’intera Giunta Comunale affinché si eserciti ogni utile pressione sul Governo in carica e sul Parlamento che andrà a costituirsi dopo le elezioni politiche in programma per domenica 4 marzo, affinché si dia luogo ad una norma che preveda il pieno e uniforme riconoscimento del valore sociale, la tutela e il sostegno – anche sotto il profilo della previdenza sociale – della figura e del ruolo del caregiver familiare (letteralmente il “portatore di cure”) nella sua accezione internazionalmente riconosciuta di persona la quale, all’interno della famiglia, si assume in modo principale il compito di cura e di assistenza del congiunto ammalato, qualora il servizio sanitario nazionale non sia in grado di provvedere. Il tempo dedicato dal caregiver all’attività assistenziale può, infatti, raggiungere l’equipollente di una giornata lavorativa e nelle situazioni più gravi la funzione diventa pressoché incompatibile con qualsiasi attività lavorativa. Molto tempo è richiesto, anche, per l’attività di vigilanza e sorveglianza, tempo che aumenta con il progressivo avanzare della malattia. Il ruolo del familiare che si occupa dell’assistenza, in Italia, è principalmente svolto dalle donne (73,8%), generalmente mogli e figlie, che nei casi gravi, ospitano il malato in casa (65%). I dati segnalano che queste persone, soprattutto le donne, in media hanno una durata della vita minore alla media nazionale di 17 anni. Oltre il 60 per cento, è costretta a ridurre il lavoro, optando per il part-time, a mettersi in aspettativa, oppure a rinunciare al lavoro.