Riceviamo dalla Scuola Secondaria di I grado "Silvia Viterbo" le considerazioni di una alunna di seconda classe, Serena Crisci, suscitate dallo spettacolo Hell in the Cave - versi danzanti nell'aere fosco, l'inferno dantesco ambientato nelle Grotte di Castellana.
Il giorno 10 aprile 2018, noi alunni della seconda classe della Scuola Secondaria di I grado "Viterbo", abbiamo assistito, nella suggestiva "Grave" delle Grotte di Castellana , allo spettacolo Hell in the cave, ispirato all'Inferno dantesco, cantica oggetto di studio nelle nostre ore di Letteratura.
Siamo stati accolti dal regista Enrico Romita, il quale ha sottolineato che lo spettacolo teatrale sotterraneo, che ci stavamo accingendo a vedere, era una finzione, per timore che qualcuno "morisse di paura". Avremmo visto soltanto attori, ballerini e acrobati e non veri dannati che avrebbero interagito, serpeggiando e gemendo tra noi! Eppure, mentre scendevamo nelle Grotte, abbiamo avuto tutti un po' di timore; il corridoio era lunghissimo e illuminato solo da poche luci rosse. L'umidità era tanta e molti di noi hanno urlato, proprio per la suggestione del momento!
Arrivati nella Grave, ci attendeva uno spettacolo tanto meraviglioso quanto inquietante... luci blu, verdi e rosse circondavano completamente la meravigliosa cavità sotterranea e attori travestiti da dannati che recitavano, danzavano e si libravano nell'aria , davano davvero l'impressione di essere finiti all'Inferno. I loro visi sembravano estremamente sofferenti e avevano l'aria di essere anime in pena. Declamavano i versi celebri del poeta: "Lasciate ogni speranza voi ch'intrate" che rimbombavano, potenti e suggestivi, tra stalattiti e stalagmiti.
Abbiamo vissuto momenti intensi, circondati dai dannati e, quasi partecipi della loro sofferenza, abbiamo conosciuto il diabolico Lucifero, il traghettatore infernale Caronte, Pier delle Vigne, il conte Ugolino e l'arcivescovo Ruggeri, l'ardimentoso Ulisse, gli eterni innamorati Paolo e Francesca, il goloso Ciacco, il tenero e "diverso" Brunetto Latini, la salvifica Beatrice ed altre schiere di dannati.
In questo viaggio di percezioni ed emozioni, i versi di Dante entrano nell'anima e nelle ossa per non andarsene più e quasi ci si sente parte della sua maestosa opera: "Mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m'abbandona" è solo una delle frasi che, complice forse l'atmosfera suggestiva, s'imprime nel cuore dello spettatore.
La Grave diviene un luogo magico. La magia del poeta rivive ogni volta regalando allo spettatore il brivido, la passione e la grinta di quelle che sono le pagine più belle della letteratura italiana. È di grande impatto emotivo vedere l'Inferno prendere vita davanti ai propri occhi e forse qualcuno potrebbe anche sentirsi spiazzato di fronte a tanta sofferenza che, seppur artefatta, provoca un fremito al cuore e fa tremare tutti i pensieri. Eppure Beatrice, la bella, amata, eterna donna di Dante, figura emblematica della nostra splendida letteratura, con la sua maestosità e il suo candore riesce a riempire il cuore di bellezza e poesia; tutto ciò fa sì che gli occhi si abbandonino in un'esplosione impareggiabile di eterno splendore, che incanta l'anima e il cuore.
Serena Crisci II C
(foto Grotte di Castellana)