Oggi è il compleanno di Ludwig van Beethoven e al celebre compositore, uno dei più grandi di tutti i tempi, dedichiamo le sentite righe del giornalista Sebastiano Coletta pubblicate su Librincircolo, progetto culturale che lo vede protagonista assieme alla collega Serena Greco.
Il 16 dicembre di 250 anni fa nasceva un uomo che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’Occidente.
Perché Ludwig van Beethoven non è stato solo un compositore: nella sua musica è racchiusa l’essenza del pensiero filosofico e storico a cavallo tra Sette e Ottocento.
È l’epoca delle grandi rivoluzioni, della fede nei valori illuministici di libertà e fratellanza. Beethoven dedica una delle sinfonie, la terza, a Napoleone Bonaparte, che, per dirla con Hegel, “Cavalcava lo spirito del mondo” e nel quale si rispecchiavano gli ideali rivoluzionari, la speranza di porre fine alle tirannie europee. Ma Napoleone tradì molto presto le illusioni di Beethoven, che, sdegnato, cancellerà dal manoscritto la dedica al generale corso, modificandola in: “Sinfonia Eroica per festeggiare il sovvenire di un grande uomo”.
Beethoven fu un animo mosso da grande impeto, da quello “struggimento interiore” che sarà proprio dello spirito romantico, introdotto e incarnato dal musicista di Bonn, che alcuni critici musicali hanno definito a ragione “L’ultimo dei classicisti e il primo dei romantici”. Dalle prime due sinfonie, ancora legate al classicismo di Mozart e Haydn, alla Quinta, che apre alla paura della morte e allo smarrimento dell’uomo moderno, non più protetto da un dio, ma solo di fronte all’ineluttabilità del destino.
A schiarire le fitte tenebre, una luna leopardiana (immagine della natura maligna e meccanicistica) che osserva, immobile e indifferente, la scena. Beethoven, nella Sonata per pianoforte n. 14, immagina che la luna piena si specchi in un lago – l’animo umano – mosso dall’inquietudine e dalla paura.
La Sesta sinfonia rappresenta una delle testimonianze più vivide del profondo attaccamento di Beethoven alla natura. Nei cinque movimenti, egli non si limita a una descrizione stilizzata della natura, ma trasmette l’espressione più intima dei sentimenti dell’uomo, che si riscopre, infine, parte del creato, in un panteistico rapporto con la divinità.
Così Beethoven commentava la sua scelta stilistica: “Ogni pittura, se è spinta troppo oltre nella musica strumentale, si perde… anche senza descrizione si riconoscerà il tutto più come sentimento che come pittura”.
Beethoven stravolge le convenzioni stilistiche: la sua musica era ritenuta ineseguibile, troppo complessa, così “avanguardista” da non essere compresa da alcuni suoi contemporanei. Si pensi, per esempio, alla Sonata per pianoforte e violino n. 9 “A Kreutzer”, un dialogo contrastato e sublime tra i due strumenti. Si dice spesso che Beethoven sia stato il precursore di tutti i generi contemporanei, compreso il rock.
Nello stupendo Allegretto della Settima sinfonia compare il romanticismo più spirituale, che vede l’uomo sospeso alla ricerca spasmodica dell’infinito. Un grande amore per l’umanità, quello di Beethoven, che con la Nona sinfonia ci regala uno straordinario inno alla vita e alla fratellanza tra i popoli. Non è un caso che il coro della Nona fu scelto dai padri dell’Unione Europea e arrangiato da Herbert von Karajan come emblema musicale di una realtà, l’Europa, basata sull’inclusione e sull’uguaglianza sociale e culturale.
La sua rabbia nascondeva una disperazione infinita come l’amore che dedicò interamente alla musica, la sua vera “amata immortale”, che non poteva più contemplare con l'ascolto. Ma la musica era dentro di lui, lo animava, lo scuoteva, lo spronava a vivere nonostante tutto. Beethoven amava la vita così tanto da donarla al mondo, assieme alla sua arte, per il bene dell’umanità.
E ora, la Nona sinfonia eseguita dalla Chicago Symphony Orchestra diretta da Riccardo Muti il 7 maggio del 2015.