"Dantedì", I edizione. Sebastiano Coletta, colto giornalista castellanese, omaggio il Sommo con la lettura della "Preghiera alla Vergine".
Oggi, 25 marzo, data individuata dagli studiosi quale inizio del viaggio ultraterreno narrato nella Divina Commedia, si celebra la I edizione del "Dantedì", giornata recentemente istituita dal Governo e dedicata a Dante Alighieri.
In tutto il mondo emblema della lingua e della cultura italiane, il Poeta verrà celebrato con la lettura dei suoi eterni versi. Anche nella nostra città si onora la ricorrenza grazie all'iniziativa congiunta di Grotte di Castellana, Comune di Castellana-Grotte e Hell in the Cave.
ViviCastellanaGrotte ha chiesto al nostro concittadino Sebastiano Coletta, di regalarci qualche minuto di serena bellezza. Ci ha proposto dal canto XXXIII del Paradiso la "Preghiera alla Vergine".
"San Bernardo già alla fine del canto XXXII aveva indicato come meta del viaggio di Dante la visione di Dio e aveva anticipato che, per raggiungere tale obiettivo, era necessario ottenere l’intercessione di Maria. Ora, nel canto XXXIII, senza soluzione di continuità (il canto XXXII si chiude infatti con i due punti: E cominciò questa santa orazione:) rivolge alla Vergine la sua preghiera dall’elaborata costruzione retorica. La preghiera può essere divisa in due parti. Nella prima (vv. 1-21) prevale la lode alla Madonna, che mette in luce la funzione di Maria nella storia (vv. 1-12) e il suo ruolo nel disegno divino (vv. 13-21). Nella seconda parte (vv. 22-39) è contenuta la vera e propria supplica, articolata in due sequenze, precedute da un’introduzione (vv.22-24), che riassume il viaggio di Dante: nella prima sequenza è espressa la richiesta di vedere Dio (vv. 22-33); nella seconda l’appello a proteggere i sensi di Dante dopo la contemplazione della luce divina (vv. 34-37). Nei due versi finali (vv.38-39) San Bernardo invita la Madonna a guardare Beatrice e tutti i beati che si uniscono a lui nella preghiera. Dante, come tutti i medievali, era particolarmente devoto a Maria, sentita come la prima intermediaria tra il mondo degli uomini e Dio. Nel momento della visione Dante si rivolge a Dio chiedendogli la grazia di poter ricordare quanto sta vivendo, ma anche di poter esprimere in poesia, sia pure in minima parte, la potenza e l’ineffabilità di Dio. Il compito che il poeta si prefigge travalica tutti i limiti umani e sfiora i confini dell’indicibilità. Dante esprime il mistero della Trinità con l’immagine di tre cerchi concentrici, di colore diverso, delle stesse medesime dimensioni, sono tre e sono uno. Nel secondo cerchio il poeta vede la nostra effige, cioè il volto di Cristo-uomo: il culmine della visione è il momento in cui l’uomo ritrova se stesso in Dio".
Paradiso - Canto XXXIII - La preghiera di san Bernardo alla Vergine (vv. 1-48)
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt' i disii
appropinquava, sì com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.