Quant'è dura essere un ''borghese gentiluomo''. Ieri, alla ricerca della nobilitazione dell'arte per il sospirato riconoscimento dei ''pari'', oggi, all'inseguimento del consenso, e dell'assenso, popolare. Medesima la sensazione di inadeguatezza, diverse, come differenti sono le epoche, le strade intraprese per sfuggire al proprio stato.
E l'edizione de ''Il borghese gentiluomo'' di Strauss, opera inaugurale della XLVI edizione del Festival della Valle d'Itria di Martina Franca messa in scena da Davide Gasparro, versione ritmica di Quirino Principe, indubbiamente, è segno dei tempi. Da opera sognante e dislocata in un'epoca non nostra, si fa teatro civile, con i tre intermezzi dello scrittore Stefano Massini - riproposti dall'attore e regista gioiese Davide Gasparro, già regista degli intermezzi napoletani del 2019 "L’ammalato immaginario" e "La vedova ingegnosa".
Da ironica critica sociale, qual era nell'originaria comédie ballet di Molière andata in scena nel 1670, si fa stigma per volti, nomi e vicende, capitoli nella storia degli ultimi trent'anni di questo Paese, humus per generazioni di italiani.
Discorsi sul valore del denaro nella società oggi, sul ruolo dell’artista e sul teatro, un excursus, a volo d'angelo, da Petronio a Molière, da re Mida a zio Paperone, quello di Massini, tra i massimi drammaturghi del teatro contemporaneo, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano, garbata presenza televisiva, in trasmissioni quali ''Piazza pulita'' e ''Amici'', nota a spettatori di ogni età.
Musiche in scena di Richard Strauss, nella versione adattata da Hugo von Hofmannsthal del 1917, ''Il borghese gentiluomo'' proposto è scarno. Nastri rossi a segnare lo spazio scenico, un monsieur Jourdain - il baritono quarantunenne Vittorio Prato - il quale, a disagio nella propria agiatezza, si sottopone a lezioni di scherma, di danza, di filosofia.
Improbabili discorsi con i convitati turchi - Manuel Amati, Nico Franchini, Vassily Solodkyy, Alfonso Zambuto, Alberto Comes, Eugenio Di Lieto, Djokic Strahinja - duetti, entrate e uscite di scena, in un ritmico susseguirsi di tableaux.
Notevoli e, in un certo senso, pervasivi nella loro presenza scenica sulle musiche di Lully, i danzatori Fabrizio Di Franco e Matilde Gherardi, con le coreografie dello stesso Di Franco in collaborazione con Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto.
A duettare nei ruoi del pastore e della pastora, la mezzo-soprano Ana Victoria Pitts e la soprano Barbara Massaro. A dirigere l'Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, il brillante ventisettenne brianzolo Michele Spotti, di ritorno a Martina Franca dopo la spumeggiante direzione, nella quarantacinquesima edizione, de "Il matrimonio segreto".
E per gli spettatori di Palazzo Ducale, la vicenda di Jourdain si interrompe qui. Rispetto all'originale ispirazione di Hofmannsthal, quella di unire la commedia dell'arte alla tragedia lirica, il teatro nel teatro di "Der Bürger als Edelmann" e "Ariadne auf Naxos", si è scelto, infatti, di proporre separatamente le due opere, riservando all'Arianna a Nasso altre quattro repliche. Del resto, l'originalità dell'idea di Hugo von Hofmannsthal fu di difficile digestione già per gli spettatori dell'Hoftheater di Stoccarda nel 1912.
Tra concerti nei centri storici, spettacoli vista-mare, opere in masseria e gli abituali, ma non meno abbaglianti, appuntamenti a Palazzo Ducale, un'edizione multiforme, costruita intorno al mito di Arianna, dalle fonti classiche sino alle elaborazioni novecentesche, questa targata 2020, nel quarantennale della presidenza Punzi alla guida della gloriosa manifestazione.
Un'edizione che ha tenuto con il fiato sospeso i tanti appassionati sino a poche settimane fa, nell'incertezza normativa per il settore determinata dall'emergenza Coronavirus. Pochi i posti previsti, distanziati, niente gradinate: un clima, di certo, differente, ma intatta la gioia di assistere, ogni anno, al ritorno di un appuntamento unico. A Sud, dove si è soliti lamentare carenze, una proposta straordinariamente abbondante, originale e intatta nel suo entusiasmo, da quasi mezzo secolo.
Da quest'anno, poi, la straordinaria possibilità di fruire le rappresentazioni in diretta streaming sulla webtv del Festival della Valle d'Itria e su Italiafestival.tv.
La piattaforma dell’associazione dei festival italiani - infatti - ha esteso la proposta a tutti e cinque i continenti attraverso la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo con “Estate all’italiana Festival 2020”, il progetto congiunto fra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Italiafestival, sia per far sentire più a casa gli italiani all’estero che per offrire al pubblico internazionale l’accesso a oltre due mesi di programmazione di spettacoli fruibili online in streaming e on demand, gratuitamente e in tutto il mondo.