Riceviamo e pubblichiamo l'accorato appello del personale dell'Istituto Comprensivo Tauro-Viterbo alle famiglie dei discenti.
Cari Genitori,
siamo stanchi di veder considerato il nostro lavoro ridotto alle sole ore mattutine, se così fosse, l'indignazione di chi lavora 36 o 40 ore la settimana nei nostri confronti sarebbe assolutamente giustificata.
Non vorremmo qui fare un tedioso elenco, ma lo facciamo.
Il nostro lavoro non si esaurisce nelle
ore che trascorriamo in classe con i vostri ragazzi, a queste si aggiungono la preparazione delle lezioni e dei materiali, le riunioni, le correzioni delle verifiche, i colloqui con le famiglie, la compilazione di registri e documenti, la progettazione di percorsi individualizzati e/o di recupero, la partecipazione a commissioni e progetti, i collegi, i consigli di classe, gli scrutini e gli esami, gli incontri con le équipe, l’aggiornamento, ecc. Abbiamo a che fare con una grande varietà di alunni: alunni bravissimi, alunni con situazioni familiari disagiate, alunni stranieri da alfabetizzare, alunni certificati, alunni che necessiterebbero di ore di sostegno, alunni con disturbi specifici dell’apprendimento che necessitano di percorsi personalizzati: tutto ciò con aiuti via via più ridotti o addirittura negati e per giunta all’interno di classi sovraffollate ed insicure, al di fuori dei parametri che la legge imporrebbe. Nelle condizioni spesso disumane in cui noi insegniamo e gli alunni tentano di apprendere, ci riteniamo già fortunati se al termine della giornata scolastica l’esercito di ragazzi che abbiamo in classe sia rimasto fisicamente incolume.
Le misure sulla scuola rappresentano una palese ingiustizia:
• Perché sono state introdotte dal governo senza alcun confronto con i sindacati
• Perché annullano il contratto di lavoro in materia di orario e retribuzione
• Perché c’è stato il tentativo di alzare arbitrariamente le ore di insegnamento, abbassando la qualità dell’istruzione
• Perché si sottraggono opportunità di lavoro per decine di migliaia di docenti precari
• Perché le retribuzioni, già ferme per il blocco del contratto, rimangono tra le più basse d’Europa
Se, come ama ripetere spesso Profumo, “bisogna adeguarsi agli standard europei”, noi siamo d’accordo: l’Italia spenda per l’istruzione almeno il 6% del Pil (media Ocse) invece del 4,8 (siamo all’ultimo posto su 33 nazioni!).
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Per “potenziare e qualificare l’istruzione pubblica” serve investire e non disinvestire, ma noi abbiamo smesso di credere che questo messaggio così semplice possa essere recepito; siamo così esasperati che ormai diamo per scontato che qualsiasi “innovazione” sarà sempre peggiorativa e volta a mere logiche di portafoglio.
LA NOSTRA PROTESTA NON RIGUARDA SOLO LE 24 ORE,PERALTRO IN VIA DI REVISIONE, PERCHÈ
ALTRI PUNTI DOLENTI SONO:
1. Scatti d’anzianità: blocco giuridico/economico
2. Blocco dei contratti
3. Pensione addio
4. Taglio agli organici docenti e ATA
5. Taglio consistente alle ore di sostegno con conseguente negazione del diritto allo studio per i ragazzi diversamente abili
6. Inidonei e ITP: riconversione o demansionamento?
Il personale della scuola aspetta da oltre un anno di avere risposte chiare sul riconoscimento degli scatti di anzianità. Il Ministro Profumo si era impegnato a pagarli già al momento del suo insediamento in viale Trastevere: da allora ci sono stati continui rimpalli di responsabilità tra MIUR e MEF e intanto il blocco degli scatti per l'anno 2011 nega anche la validità giuridica di tale anno per le ricostruzioni di carriera e non viene riconosciuto nemmeno nelle ricostruzioni di carriera dei neo immessi in ruolo e nei passaggi per mobilità professionale da un ruolo all'altro. In assenza di una soluzione politica non rimane che la via della protesta diffusa e della via giudiziaria.
Il nostro contratto è scaduto da 3 anni, aspettiamo la restituzione di un biennio per la nostra progressione economica, i neoimmessi in ruolo hanno una carriera sterilizzata e ai precari addirittura si vieta di monetizzare le ferie maturate e non godute violando apertamente un diritto costituzionale. Tutto questo per limitarci alle ricadute più strettamente economiche sulla nostra condizione, tacendo delle ormai impossibili condizioni di lavoro in cui docenti e ATA sono costretti quotidianamente a prestare la propria opera.