In occasione del nuovo anno pastorale, ecco la lettera alla comunità di don Antonio Napoletano, parroco de Il Salvatore di Castellana-Grotte. Carissimo parrocchiano,
mi permetto di entrare in punta di piedi nella tua vita, per salutarti e per annunciarti ancora la vicinanza di Dio e l’affetto della comunità parrocchiale.
In questi giorni concludo il mio quinto anno di presenza in questa nostra comunità parrocchiale: la mia mente e il mio cuore si affollano di gratitudine, di stupore e di meraviglia, insieme alla preghiera che elevo a Dio, per quanto di bello (e meno bello) mi fa vivere in mezzo a voi.
Abbiamo percorso un tratto di strada insieme e ancora, con l’aiuto di Dio, cercheremo di camminare come comunità sulle strade del Vangelo, provando a compiere ogni scelta umana, nella nostra quotidianità, alla luce della sua Parola.
Quest’anno il nostro Vescovo ci invita a ricordare “la verità essenziale della nostra vita cristiana, che deve guidare ogni ministero ecclesiale, e che il Santo Padre ci ricorda nella Esortazione Apostolica Christus Vivit: Dio ti ama, Cristo è il tuo Salvatore, Egli vive.”
Illuminati, allora, dalla presenza viva di Cristo in mezzo a noi, incamminiamoci verso questo nuovo anno pastorale. Ci lasceremo accompagnare dalla pagina evangelica che il Vescovo ha scelto come icona di questo anno: l’incontro tra Maria ed Elisabetta, che l’evangelista Luca riporta nel suo Vangelo (1.39-55). “Questo racconto - scrive il Vescovo - contiene i tratti del modello di Chiesa a cui vogliamo assomigliare sempre di più: una chiesa giovane e una chiesa missionaria della gioia.”
Sarà nostro impegno, in questo anno, incarnare questa pagina biblica nell’ottica della missione: essere chiesa in uscita, che va incontro ai giovani, rendendoli protagonisti della vita ecclesiale e non soltanto spettatori passivi.
Tante sfide la Chiesa sta affrontando in questi anni, ma “le sfide esistono per essere superate.” Tante critiche vengono mosse alle parrocchie e ai sacerdoti (anche noi sbagliamo!), alle scelte che si compiono… queste critiche, non sempre costruttive, ma tendenti semplicemente ad infangare e screditare il lavoro che le comunità portano avanti, vengono avanzate spesso da chi non frequenta le nostre comunità, ma si limita a puntare il dito da lontano.
A te, che sei ancora sulla soglia della Parrocchia, a te che sovente lanci sui social la tua critica, dico e chiedo: COINVOLGITI e LASCIATI COINVOLGERE! Perché stare dall’altra parte e puntare il dito? Vieni, invece, a respirare il clima bello e sereno che aleggia nella nostra comunità!
A questo proposito, mi piace ricordare a tutti l’importanza di sentire la comunità come parte essenziale del proprio cammino cristiano: non si può essere cristiani senza comunità e - per noi - senza comunità parrocchiale: la Parrocchia è il luogo dell’incontro, del confronto, della fede condivisa, il luogo in cui sei a contatto, di domenica in domenica, con fratelli e sorelle nella fede, con i quali condividi Cristo, Pane e Parola.
Molto spesso mi capita di sentire “questa è la mia comunità”, “qui sono nato”, “qui ho fatto tutti i sacramenti” … ma questa è un’appartenenza solo convenzionale, che non vede la partecipazione attiva alla vita di fede della comunità: ricordiamo di appartenere alla comunità solo in occasioni particolari?
Ancora più spesso sento dire - purtroppo anche da operatori pastorali - “vado a messa dove capita” oppure “mi piace cambiare per la messa” e ancora “Dio è lo stesso dovunque, quindi vado a messa dove voglio”.
Sì, Dio è dappertutto. Ed è sempre lo stesso Dio!
Ma vivendo la nostra fede in questo modo perdiamo di vista tutta la bellezza di essere comunità, e corriamo il rischio di non cogliere il senso delle scelte che una parrocchia, i consigli di partecipazione o il parroco compiono.
Come accade per una persona, per una coppia, per una famiglia, anche noi dobbiamo crescere nel sentirci COMUNITÀ!
L’invito che rivolgo a tutti è a considerare casa nostra la nostra comunità e a coinvolgersi sempre più per il bene di tutti, come in una vera famiglia.
La domenica è il giorno in cui la comunità, tutta la comunità, si ritrova: invito, con forza e convinzione, soprattutto chi opera a diverso titolo - membri del consiglio pastorale e del consiglio economico, operatori caritas, operatori della liturgia, catechisti ed educatori, responsabili delle diverse equipe, organisti, cantori, ministri... - all’interno della nostra comunità: non possiamo offrire un servizio ed essere presenti solo quando siamo personalmente coinvolti... così non cresceremo mai come comunità! Anche il partecipare agli eventi che la Parrocchia propone (formazione, incontri di preghiera, feste comunitarie) ci fanno sentire parte di una comunità, che è tale se condivide anche momenti non strettamente legati alla liturgia. Non lasciamoci rubare la domenica con la comunità!!!
Sentiamo nostri anche i vari impegni zonali e diocesani che ci vengono proposti, perché: la nostra comunità non è un’isola, ma è inserita a sua volta nel tessuto della Chiesa cittadina e diocesana.
Un’ultima sottolineatura mi preme consegnarvi come pastore, padre e amico di questa nostra comunità parrocchiale: risvegliamo in noi il bisogno di accostarci alla confessione sacramentale. Sì, lo so, alcuni non sanno cosa dire, molti si vergognano del parroco, tanti sicuramente si accostano al sacramento attraverso i propri padri spirituali, ma non releghiamo questo sacramento ad una pura formalità, magari perché “sta arrivando Natale o Pasqua”: l’incontro con Dio-misericordia rigenera tutta la nostra umanità e la nostra vita di fede. Riscopriamo, allora, la bellezza e la profondità della confessione!
Concludo incoraggiando me e voi ad una vita di fede sempre più autentica e profonda, attraverso la confessione e la celebrazione domenicale con la nostra comunità.
Mentre a tutti rivolgo la mia gratitudine personale per l’affetto che a diverso titolo mi dimostrate, vi chiedo di perdonarmi sempre per le mie mancanze (che sono tante) e vi assicuro che quotidianamente prego per voi e per la nostra comunità.
il parroco
don Antonio Napoletano