Il cronista castellanese Sebastiano Coletta ricorda il compianto maestro Paolo Matarrese, cofondatore della Schola Cantorum.
Voglio ricordare il maestro Paolo Matarrese attraverso una fotografia che lo ritrae alla sinistra del suo più caro amico don Vincenzo Vitti, con cui ha condiviso gran parte del cammino terreno. Un rapporto sincero, il loro, testimoniato da una realtà che ancora oggi ci sopravvive: la Schola Cantorum cittadina. Quando, nel 1957, don Vincenzo decise di fondare un coro in ricordo di quello creato molti anni prima da don Pietro Giannuzzi, non ebbe dubbi su chi lo avrebbe affiancato all'organo. Paolo, organista dal 1935, raccolta l’eredità musicale del padre, Pietro, era la persona ideale: paziente, disponibile, di grande umiltà. Per certi versi rispecchiava l'esatto opposto del carattere focoso di don Vincenzo. Forse è per questo che i due andavano perfettamente d'accordo e si volevano un gran bene. Nel 1968 fu proprio Paolino a soprintendere - assieme a don Vincenzo - ai lavori per la costruzione del monumentale organo a canne "Tamburini", che impreziosisce la controfacciata della chiesa Madre.
Pur non essendo diplomato al conservatorio, Paolo - docente di dattilografia nel locale istituto tecnico “Luigi Pinto” - possedeva un'ottima conoscenza della musica e un particolare gusto liturgico, che gli consentivano di suonare in maniera impeccabile. Ma don Vincenzo non si limitò a coinvolgerlo nella vita della Corale: non c'era celebrazione che non fosse accompagnata all'organo da Paolino. Molti ricorderanno le lunghe prove dei canti con l'assemblea, che precedevano sistematicamente la Messa. "Paolo, dammi la nota!", gridava don Vincenzo dall’ambone con la sua voce possente. E Paolo prendeva a suonare, senza mai dissentire, per quella proverbiale pazienza che era nel suo animo gentile. L'amicizia con don Vincenzo era, però, destinata a interrompersi bruscamente quando, nel luglio del 2007, l'Arciprete morì a causa di un infarto, lasciando orfana la comunità di San Leone Magno che aveva guidato per quasi quarant'anni. Risale al 22 novembre dello stesso anno il suo ultimo concerto con la Schola Cantorum, durante il quale eseguì l’inno mariano “O pura e santa Vergine” di Galletti, che gli era molto caro.
Negli ultimi tempi Paolo, ormai molto anziano, aveva smesso di suonare in chiesa Madre, pur continuando a frequentarla come fedele, finché la salute gliel’ha concesso, e a ricevere notizie della sua amata Corale. Di lui ci resteranno due cose: la mitezza e la fede profonda, che esprimeva attraverso il talento che Dio gli aveva donato. Il Salmo 150 recita: "Lodate Dio con il suono della tromba, / lodatelo con il salterio e con la cetra, / lodatelo con il timpano e con le danze, / lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto. / Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti". Mi piace pensare che Paolino abbia incontrato di nuovo la moglie Vittoria, scomparsa diversi anni prima e a cui era molto legato.
Col suo amico sacerdote continuerà a lodare quel Dio di speranza e di pace che hanno cercato per tutta la vita e che hanno finalmente trovato.