In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ricorrenza istituita per ricordare la promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti del fanciullo e la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, cinquantaquattro articoli che ci impegnano moralmente nei confronti delle donne e degli uomini di domani, abbiamo chiesto a coloro che, per professione o passione, si occupano di minori, un pensiero su questo 20 novembre.
20 novembre, Giornata dei diritti dell’infanzia, come se l’infanzia stessa non fosse un diritto.
Proprio le cronache di questi giorni, con l’episodio del piccolo angelo morto in mare, ci hanno fatto riflettere su come l’infanzia stessa non sia ancora un diritto per tutti i bambini. Le scuole, quindi, hanno in questo un ruolo fondamentale, sono le prime ad essere chiamate in causa, le prime che devono assumersi la responsabilità di garantire il diritto ad essere bambini, il diritto a poter realizzare tutti i sogni, anche attraverso l’educazione, la cultura e l’istruzione. Ecco perché è richiesta ancora più attenzione in questo periodo di situazione emergenziale, proprio perché sempre più minori sono esposti a rischio di povertà materiale ma anche di povertà educativa. L’impegno assunto, quindi, è quello di essere ancora più vicini a studenti e famiglie, anche mediante una semplice telefonata o un sorriso celato da una mascherina, affinchè si contribuisca a garantire a tutti il diritto all’infanzia.
Carmela Pellegrini, dirigente scolastica Istituto comprensivo ''Tauro - Viterbo''
La Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre di ogni anno ci ricorda che molti bambini e adolescenti, anche in società evolute, come la nostra, sono ancora vittime di violenze o abusi, di discriminazioni ed emarginazioni. Molti vivono in condizioni di grave trascuratezza e disagio. Alcuni soffrono ancora la fame, altri sono privati degli affetti. Questa giornata assume quest’anno un significato ancora più pregnante perché la pandemia di Covid-19 che stiamo vivendo ha messo a dura prova alcuni diritti dei bambini e dei ragazzi, che le istituzioni e la società dovrebbero impegnarsi a garantire. Mi riferisco, per esempio, all’equità dell’accessibilità al sistema scolastico e al diritto all’istruzione, che risultano minacciati, nonostante gli sforzi immensi che si stanno mettendo in campo. Il nostro Istituto Comprensivo sta cercando di garantire, per esempio, la possibilità per le famiglie di scegliere tra didattica in presenza e didattica a distanza, definita Didattica Digitale Integrata, conciliando il diritto alla tutela della salute con il diritto all’istruzione. Pur tra mille difficoltà si sta garantendo così il diritto all’istruzione. E stamattina, alcune della attività, svolte nelle classi della Scuola Primaria, hanno voluto far capire ai nostri alunni l’importanza di vedersi garantito tale diritto, prendendo, come esemplare modello, la figura di Malala. È fondamentale rendere tutti i bambini e gli adolescenti consapevoli dei loro diritti; anche perché il conseguimento di questi obiettivi rientra, tra l’altro, nel curricolo di Educazione civica, che a partire da quest’anno scolastico è diventata obbligatoria nei diversi gradi di scuola. Così attività che hanno caratterizzato da sempre la nostra scuola sono state inserite nel curricolo verticale, valido per l’infanzia, la primaria e la secondaria di I grado, che un apposito gruppo di lavoro dei tre gradi di scuola ha elaborato agganciandolo trasversalmente a tutte le discipline. Il mio auspicio è quello che al più presto in questa giornata, si possa non semplicemente ricordare di garantire i diritti a tutti i bambini e agli adolescenti, ma si possa festeggiare il loro pieno raggiungimento.
Gerardo Magro, dirigente scolastico Istituto comprensivo ''Angiulli - De Bellis''
Non possiamo celebrare questa ricorrenza con la nostra consueta manifestazione per sensibilizzare al rispetto dei diritti imprescindibili dei minori, ma vogliamo ugualmente essere vicini a tutti i bambini e ragazzi, oggi ancora più colpiti e pregiudicati dall’emergenza sanitaria. Siamo vicini a tutti i bimbi chiusi in casa dalla pandemia, che non possono giocare in modo spensierato con i loro amici, non possono abbracciare e stringere i loro nonni, frequentare i compagni di scuola. Siamo vicini ai bambini e ragazzi costretti a seguire le lezioni a distanza, privati dell’importante contesto sociale della scuola, in cui si cresce, si sviluppa la personalità e si diventa adulti. Siamo vicini a tutti quei bimbi costretti a vivere ogni giorno in contesti familiari conflittuali e alienanti, aggravatisi a causa della reclusione forzata da pandemia, della crisi economica e dell’incertezza del futuro. Siamo vicini a tutti gli adolescenti privati della loro sacrosanta libertà, dei loro primi amori, dell’importante dimensione del confronto autonomo con il mondo circostante. Abbiamo chiesto loro di “stare imprigionati” proprio in una fase della vita che per definizione deve “stare nel fuori”, vivere di esplorazione e di relazione. Nessuno, purtroppo, potrà restituire questo tempo mancato ai nostri amati bambini e ragazzi, costretti a vivere a metà il loro tempo più bello. Per questo vogliamo gridare loro, "tornerete a giocare, ad abbracciare, a baciare, ad innamorarvi, tornerete a scuola con i vostri amati compagni. Per loro, dentro questo sacrificio, c’è anche un allenamento alla vita, che forse, come genitori del terzo millennio, non avremmo mai immaginato di dover imporre, convinti come eravamo di crescerli felici, senza fatica e frustrazione. Ma siamo certi che i nostri bambini e ragazzi sapranno essere resilienti ed avranno imparato, seppur con grandi sacrifici, cosa significa la responsabilità, il senso del dovere, il rispetto e la protezione dell’altro. Ci auguriamo che possa prevalere in tutti, adulti, bambini e ragazzi, la forza di resistere e reagire ai pesanti ma necessari limiti alla libertà imposti, la capacità di assorbire l’urto e trasformarlo in nuova forza.
Virginia Dibello, presidente Fondazione onlus ''Saverio De Bellis''
Oggi ricorre il compleanno della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questo complesso testo giuridico compie 31 anni e pertanto, da ormai giovane adulto interviene in maniera consapevole ed esperta ad orientare l’azione delle Istituzioni internazionali e nazionali perchè tutelino il prioritario interesse del minore. Eppure sono ancora tante le disuguaglianze rintracciabili nelle grida di aiuto alternate alle apnee dei bimbi dispersi nel Mediterraneo, negli abiti strappati e insanguinati delle spose bambine, nei panni degli adolescenti adescati nel traffico europeo del turismo sessuale, nei volti sporchi di fango e macerie, nei piccoli occhi già turbati da bombardamenti militari e umiliati da bersagliamenti fisici e verbali. Ancor più oggi, ai tempi del Covid-19, i Paesi cosiddetti “Civili”, non riescono a garantire al bambino la fruizione indiscriminata dei diritti fondamentali: si pensi, ad esempio, alle disuguaglianze di accesso al sistema scolastico digitalizzato. Le contingenze di questo tempo devono ancor più responsabilizzare noi adulti anche attraverso forme di cittadinanza attiva e di sensibilizzazione alla cultura dell’accoglienza. Il mondo sta cambiando velocemente nella sostanza e nella forma: le nuove tecnologie rischiano di annientare le competenze empatiche alla base della costruzione della sana personalità del bambino; le trasformazioni climatiche rischiano di lasciare in eredità degli attuali fanciulli un ambiente invivibile e selettivo. La tutela dei diritti del bambino quindi non è solo correlata alla non violenza, all’approvvigionamento dei generi di prima necessità, alla tutela giuridica, al diritto alla vita e all’ascolto, alla non discriminazione, ecc. Tutti questi diritti infatti non sarebbero praticabili in un ecosistema malato, in relazioni deprivate del senso etico e in assenza della necessaria prossimità. Pensare al benessere del fanciullo, dunque, non si esaurisce in bei concetti teorici, ma si sostanzia in piccoli gesti quotidiani come quello di gettare la plastica negli appositi contenitori, di offrire un pasto al bambino con difficoltà insieme ad un ambiente in cui consumarlo, acquisire competenze di riconoscimento e gestione delle proprie emozioni per poterlo insegnare anche ai più piccoli, affinché smettano di vergognarsene ed imparino invece ad arricchirsene. Senza differenze di età, di genere, di cultura, di religione.
Anita Paolillo, assistente sociale specialistica, responsabile settore II Comune di Castellana-Grotte
"Il bambino non è un vaso da riempire ma una sorgente da lasciar sgorgare", scriveva Maria Montessori.
Se tutti noi adulti riuscissimo a porre l'orecchio per ascoltare il gorgoglio dell'acqua che fuori esce da ogni piccola sorgente , se prestissimo attenzione al suo corso, riusciremmo a riempire quei vuoti che il nostro egoismo e la nostra presunzione di adulti ha lasciato.
Adriana Mazzarisi, già responsabile settore II Comune di Castellana-Grotte, vice-presidente CROAS Puglia, giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Bari
A trentun anni dalla Convenzione Internazionale sui diritti dei bambini si celebra il 20 novembre la Giornata dedicata ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, in un momento storico in cui è minato proprio uno dei più importanti diritti conquistati, quello dell'istruzione e sul quale si sta discutendo in maniera anche strumentale. Le bambine ed i bambini hanno una capacità superiore agli adulti di adattamento alle situazioni e ci insegnano spesso come comportarci. Mi piace sottolineare come l'art. 12 dia attenzione all'opinione del bambino e quindi all'ascolto da parte di noi adulti del loro pensiero. È probabile che un maggior rispetto alle loro sensazioni, le loro emozioni, il loro pensiero ci darà maggiori strumenti per decidere come comportarci, ma soprattutto li gratificherà e darà loro maggior fiducia per superare questo periodo difficile. La collaborazione e l'unione migliora sempre l'uomo. Un pensiero speciale ai bambini che hanno perso violentemente i loro cari, punti di riferimento, affinchè non perdano la speranza di un futuro più roseo.
Maurizio Tommaso Pace, assessore comunale all'istruzione
(Immagine a sinistra, Unicef)