Riceviamo e pubblichiamo da parte dell'avvocato Gianfranco Grande, difensore di un nostro concittadino accusato e poi assolto dall'accusa di atti sessuali con un minore e di detenzione di materiale pedopornografico.
A maggio 2018 la vita di un onesto cittadino castellanese (P.C.) veniva sconvolta e stravolta a seguito dell'accusa di aver commesso atti sessuali con un minorenne e aver detenuto materiale pedopornografico. Per tale motivo veniva emessa nei suoi confronti la misura cautelare carceraria, poi mutata in quella degli arresti domiciliari. Il primo grado di giudizio, espletato con le forme del rito abbreviato, si concludeva con una condanna a cinque anni e mezzo di reclusione.
Ritenendo massimamente ingiusta tale sentenza P.C., a mezzo del suo difensore, proponeva appello.
Orbene, la Corte di Appello di Bari, in accoglimento dell'appello proposto, ha assolto P.C. da tutti i reati a lui contestati, peraltro revocando tutte le statuizioni civili emesse in primo grado in favore delle costituite parti civili.
Tale sentenza di assoluzione è divenuta definitiva in quanto la stessa Pubblica Accusa non ha ritenuto di proporre ricorso per Cassazione, evidentemente dovendo prendere atto delle verità emerse a giudizio in forza di una più attenta ricostruzione dei fatti, di un puntuale incrocio dei dati emersi dalle indagini e degli ulteriori elementi rinvenienti dalle investigazioni svolte dalla difesa.
Le accuse che avevano portato alla emissione della misura cautelare erano basate su errori, omissioni e forzature investigative. Basti pensare che l'unico accusatore del sig. P.C. è stato ritenuto del tutto inattendibile, avendo mentito in ordine ad ogni elemento della sua deposizione, giungendo anche ad accusare dei medesimi reati altre tre persone risultate innocenti (e della cui innocenza, va detto, erano consapevoli sin da subito gli stessi inquirenti).
L'accusa mossa nei confronti del sig. P.C. proveniva esclusivamente da un minorenne di origini rumene le cui dichiarazioni si sono dimostrate del tutto inattendibili e calunniose. Inoltre, a differenza di quanto riportato da alcune testate giornalistiche, non vi è mai stata nei confronti del sig. P.C. alcuna accusa di sfruttamento della prostituzione e di produzione o scambio di materiale pedopornografico.
In ordine all'accusa di aver detenuto n. 5 fotografie ritenute inizialmente pedopornografiche, la Corte di Appello ha chiarito che tra le migliaia di fotografie personali, famigliari e di lavoro rinvenute sui computer e telefonini del sig. P.C. (come quelle che tutti hanno sui propri personal computer e telefonini), le cinque incriminate dovevano considerarsi innocue fotografie effettuate in un contesto familiare che nulla avevano di scandaloso o pedopornografico.
Va ulteriormente chiarito che sia dalle indagini che dal processo non è emerso alcuno scambio di materiale pedopornografico tra P.C. e gli altri imputati, peraltro non legati a quest'ultimo da alcun rapporto.
Per ovvie ragioni di tutela del mio assistito, già notevolmente provato dalla vicenda giudiziaria subita, vi prego di limitare l'utilizzo delle sue generalità alle sole inziali.