Compie novant'anni padre Pio, presenza cara per i castellanesi da ben sessantatré anni, anima del Santuario Madonna della Vetrana, padre del "Cantabimbi", uomo buono e retto, fattivo e lungimirante. Lo ricordiamo così.
È difficile trovare le parole giuste che esprimano l’affetto per una persona molto cara. Perché Padre Pio d’Andola per me non è solo un punto di riferimento nella fede, ma soprattutto il nonno che non ho conosciuto. Lo ricordo quando, piccolino, mi fermavo a lungo dopo la Messa, incantato dal modo in cui suonava il possente organo a canne del Santuario.
Quando finiva di suonare, la prima cosa che faceva era riempirmi di carezze e di baci. Così è nato in me il desiderio di studiare pianoforte e, alcuni anni dopo, di avvicinarmi all’organo. La musica è sempre stata presente nella vita di padre Pio, fin da quando era stato avviato allo studio della tromba e, una volta in convento, del canto gregoriano.
“Per sforzarmi a cantare durante la muta, ho irrimediabilmente danneggiato le mie corde vocali e mi ritrovo con questa brutta voce”, mi ha spesso raccontato sorridendo durante le nostre lunghe conversazioni nell’angusta – e tanto disordinata! - cella dove vive.
L’amore per la musica e la composizione permetterà a padre Pio, molti anni più tardi, di legarsi al maestro Pietrino Lanzilotta, con cui darà vita a un lungo e proficuo sodalizio artistico: pensiamo alle tante canzoni e canti liturgici di padre Pio musicati da Pietrino (in particolare l’inno alla Madonna della Vetrana, “Vergine Santa”, del 1971), prima ancora, al Cantabimbi, grazie al quale molti bambini hanno scoperto il proprio talento.
L’amicizia di padre Pio con la mia famiglia nasce contestualmente al suo arrivo a Castellana, nel 1958. In quegli anni il nostro Convento ospitava i cosiddetti “fratini”, gli studenti dei collegi francescani che avrebbero successivamente preso i voti.
Padre Pio, laureato in scienze, fu subito impegnato con l’insegnamento della matematica, disciplina che condivideva con mio nonno Sebastiano (o Sabatino, come lo chiamavano in paese) Coletta, docente di matematica e fisica nel glorioso liceo classico “Morea” di Conversano.
Presidente del Comitato feste patronali era, all’epoca, il fratello di Sabatino, Peppino, docente di latino e greco al “Laterza” di Putignano. Come ricorda mio padre Luigi: “Padre Pio mi ha tenuto in braccio quando avevo solo due anni”.
Una delle cose che, crescendo, ho ammirato di padre Pio è la passione per la tecnologia: mi torna in mente la sua singolare abilità col computer e i tanti “doni informatici” che, nella sua spontaneità, mi ha fatto (e continua ancora a farmi!). Ma non sono gli unici: gli spartiti, i libri, i dischi e tutto quello che sapeva potesse rendermi felice perché donato col cuore. Il regalo più bello? Il suo tempo.
E una frase che mi disse la prima volta che mi ascoltò suonare il “suo” organo. Era la mattina dell’Immacolata del 2010, avevo 13 anni. Dopo avermi abbracciato forte, si raccomandò: “Resta sempre umile. Dovunque andrai e qualunque cosa farai, resta sempre umile”. Non la scorderò mai. La sua semplicità, il suo amore per la gente e il suo sorriso: sono questi i valori che mi rendono orgoglioso di averlo come amico. E come nonno. Grazie, padre Pio, per tutto il bene che le tue mani fanno, grazie per mettere in pratica ogni giorno gli insegnamenti del Vangelo secondo la regola di Francesco d’Assisi.
Grazie per essere una persona meravigliosa, “sacerdote eterno del Signore”, citando un tuo testo musicale. Aspettiamo con ansia di festeggiare il tuo primo secolo di vita. Sarà l’unico?
(Foto Michele Micca Longo)