In occasione della "Giornata nazionale contro la pedofilia", istituita dalla Legge 4 maggio 2009 n. 41 e ricorrente il 5 maggio, presentata un'iniziativa che coinvolgerà, a regime, tutte le scuole pugliesi. Evidente lo scopo: proteggere i bambini dalle molestie sessuali attraverso la prevenzione.
"Rompiamo il silenzio", infatti, è un progetto strutturato che sorge dalla collaborazione tra Regione Puglia, Questura di Foggia e Ufficio Scolastico Regionale, su iniziativa del vice-presidente Raffaele Piemontese e dell’assessore alla Scuola e Università Sebastiano Leo. Attraverso la sigla di un protocollo di intesa tra istituzioni e mondo dell'istruzione, si mira a fornire strumenti operativi per il contrasto alla pedofilia.
Quanto è diffuso il fenomeno, innanzitutto?
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che, per ogni caso di maltrattamento denunciato, ce ne sono almeno 9 che rimangono al buio. Rompiamo il tabù parlando apertamente di un crimine odiosissimo, di cui facciamo tutti fatica perfino ad ascoltare il racconto ma che segna una vita intera: se, con questa collaborazione, riusciremo a dare protezione anche a un solo bambino, avremo dato onore al nostro compito politico e istituzionale”, ha dichiarato il vice-presidente Piemontese.
“Il protocollo d’intesa che firmeremo dà il via a una lotta comune di Regione e scuole contro la pedofilia e contro qualunque tipo di abuso sui minori. Sono reati odiosi che purtroppo vivono del silenzio e della vergogna delle vittime. Questo lavoro di ricerca della Questura di Foggia, che è riuscita a rompere quel muro del silenzio grazie alle immagini, va portato in tutte le scuole per fornire agli educatori strumenti indispensabili a riconoscere i segnali. Non lasceremo più soli i bambini”, ha affermato l’assessore regionale Leo.
L’accordo di collaborazione prevede forme di sostegno e di diffusione dei risultati delle ricerche sul campo legate alla VIEPI - verbalizzazione involontaria evocata per immagini, uno strumento molto utile per accostarsi alle potenziali vittime.
Dall'esperienza della Questura di Foggia, numeri incoraggianti: successivamente all’attività di prevenzione della pedofilia, dei maltrattamenti, di contrasto alla pedopornografia on line, al bullismo, alla dipendenza da internet svolta in alcune scuole, sono state registrate il 50% in più di denunce di violenza sessuale in danno di minori di 14 anni di età e il 17% in più su adolescenti con più di 14 anni. Dei casi segnalati dai docenti, il 33% riguardava disagio famigliare generico, il 33% incuria e il 16% abuso intra-familiare. Solo Il 16% non ha avuto un riscontro reale.
A offrire una panoramica del fenomeno e a delineare le possibili linee di intervento il libro-guida presentato oggi nel capoluogo dauno dal titolo “Rompiamo il silenzio. Dal maltrattamento all’abuso sessuale sui minori un modo per prevenire e scoprire gli abusi. La VIEPI - verbalizzazione involontaria evocata per immagini”.
“Grazie al sostegno della Regione Puglia, possiamo dire che, da oggi, nelle scuole pugliesi, nessun bambino resterà solo col suo segreto spesso doloroso”, ha dichiarato Giovanni Ippolito, direttore tecnico capo psicologo della Polizia di Stato autore, con Maria Michela Gambatesa, del volume illustrato dalla pedagogista Mariella Dipaola, con la prefazione del Direttore Centrale di Sanità del Ministero dell’Interno, Fabrizio Ciprani e la presentazione del Questore di Foggia Paolo Sirna.
“Dobbiamo imparare ed estendere le conoscenze che aiutano a decifrare i segni di un abuso, molto spesso non si tratta di segni fisici ma di comportamenti che nascondono nella memoria profonda la violenza di cui una bambina o un bambino perfino si vergognano”, ha osservato la co-autrice del libro, Maria Michela Gambatesa, psicologa e insegnante della scuola primaria, spiegando la capacità che le illustrazioni hanno di scatenare un ricordo e, quindi, la segnalazione su cui le forze dell’ordine possono indagare. Per sostenere il dialogo con i bambini, gli autori hanno utilizzato, dopo aver creato un clima favorevole, schede visive elaborate appositamente, che riproducono, in modo delicato e calibrato, scene di situazione di potenziale abuso e maltrattamento, capaci di rievocare l’evento, provocando una verbalizzazione involontaria.