Nel giugno del 2017 la chiesetta rupestre di San Bartolomeo di Padula, piccolo gioiello lapideo in agro di Castellana-Grotte, venne orrendamente deturpata.
Dei tag, tipiche firme da writer, apparvero sulle pareti e sulla sommità. Da allora, di acqua ne è passata sotto i ponti: la giustizia ha fatto il suo corso, le opere di ripristino sono state commissionate e, finalmente, a meno di due settimane dalla celebrazione consueta del 24 agosto, nel giorno dedicato a San Bartolomeo, le scritte sono state asportate da una ditta specializzata.
Il tempietto, risalente a un periodo tra l'VIII e il X secolo, viene citato per la prima volta nel 1180, in una bolla pontificia spedita da papa Alessandro III a Stefano, vescovo di Monopoli. L'edificio sacro, però, non solo è preziosa testimonianza di uno stile architettonico originalissimo - in Puglia solo altri due esempi - ma racconta di un'organizzazione sociale dello spazio agrario, la pieve, dai risvolti religiosi, giuridici e pratici. Caduta nell'oblio, grazie all'impegno di Angelo Totaro e del Ce.Ri.Ca., la chiesetta passò al patrimonio del Comune di Castellana-Grotte e venne restaurata con amore e sacrificio nel 1992.
La chiesetta è tornata ora alla sua bellezza primigenia. Sapremo proteggerla dalle ingiurie del tempo e dalle offese dell'ignoranza? La ricetta c'è. Frequentiamola, raccontiamola e non dimentichiamola.
A sinistra, la ritrovata bellezza delle vetuste mura in una foto di Vanni Sansonetti, assessore comunale alla cultura, al termine del sopralluogo di questa mattina per la verifica dei lavori.