Riceviamo dalle alunne Giorgia Caforio, Carla Elefante e Chiara Mazzarelli, frequentanti la classe III C della Scuola secondaria di I grado ''Silvia Viterbo'' di Castellana-Grotte, le loro impressioni e le considerazioni a seguito della partecipazione all'evento ''Per Palmina, per ogni donna'', organizzato da ViviCastellanaGrotte - APS nell'ambito del programma di eventi dell'Assessorato ai servizi sociali e Politiche giovanili del Comune di Castellana-Grotte.
Lo scorso 25 novembre 2021, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, presso il "Pala Valle d'Itria" di Castellana-Grotte, si è svolta la manifestazione intitolata "Per Palmina, per ogni donna".
L’evento, cui hanno partecipato discenti di alcune scuole castellanesi, è stato organizzato dall’associazione “ViviCastellanaGrotte” e moderato dalla giornalista Daniela Lovece. Presenti anche il sindaco Francesco De Ruvo, l’assessore all’Istruzione Maurizio Pace, Anita Paolillo, responsabile dei Servizi Sociali e Patrizia Palmisano, in rappresentanza del CAV Centro antiviolenza ”Andromeda” di Noci.
Il nome dato alla manifestazione, “Per Palmina, per ogni donna”, è stato scelto per ricordare una quindicenne fasanese, Palmina Martinelli, che esattamente quarant'anni fa, perdeva la vita, in modo atroce e sua sorella Mina, che ancora si batte per avere giustizia.
Dopo il saluto del Sindaco e dell’assessore Pace, è intervenuta Anita Paolillo, che ha spiegato il ruolo del settore dei servizi sociali e il modo in cui possono intervenire in situazioni di violenza di genere. Di seguito, con la giornalista Daniela Lovece si è entrati nel vivo della manifestazione.
La prima domanda che ha posto a noi ragazzi è stata: "Perché la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne si celebra proprio il 25 novembre?".
Così, ci ha raccontato che, il 25 novembre del 1960, le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, attiviste per i diritti umani nella Repubblica Dominicana, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada dagli agenti del dittatore Trujillo. Portate in un luogo segreto furono torturate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, con l’intenzione di simulare un incidente.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 1999, proclamò il 25 novembre "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne", ricorrenza civile in onore della quale vengono organizzati ancora oggi eventi dedicati al contrasto della violenza di genere in tutto il mondo.
Ci si è poi soffermati sul neologismo “femminicidio” adottato per la prima volta dalla criminologa Diana Russell, che, nel 1992, nel libro “The Politics of woman killing” volle indicare, con questo termine, l’omicidio di una donna, contraddistinto dall’intenzione del suo carnefice di sottolinearne il presunto stato di inferiorità e sottomissione rispetto al maschio e di disprezzare la sua identità femminile.
Se la parola viene oggi utilizzata per descrivere le uccisioni legate al genere, sono tante le forme della violenza e della discriminazione contro la donna: maltrattamenti, violenze fisiche, psicologiche, sessuali.
Di seguito, ci è stato spiegato il motivo per cui si utilizzano le scarpe rosse come simbolo della lotta contro la violenza di genere. Il 27 luglio del 2012 l’artista messicana Elina Chauvet utilizzò per la prima volta delle scarpe rosse in una manifestazione, per ricordare le vittime di Ciudad Juarez, una città del Messico tristemente nota per episodi di violenza contro le donne rimasti impuniti. Da allora, in tutto il mondo, le scarpe rosse sono divenute simbolo della lotta alla violenza sulle donne.
Successivamente, è stato proposto un quiz sulla piattaforma online Kahoot e sono state poste diverse domande sugli argomenti appena trattati.
Terminato il gioco, ha preso la parola Patrizia Palmisano, referente del CAV “Andromeda”. Lei ci ha spiegato il modo in cui può intervenire il Centro anti violenza e l’importanza che può avere nella vita di ogni donna che diviene vittima di episodi di violenza.
Alle scuole partecipanti sono state donate copie di "100 donne italiane straordinarie", un libro della serie “Storie della buonanotte per bambine ribelli” di Elena Favilli e Francesca Cavallo.
Una volta finita questa prima parte della manifestazione, si è passati a parlare delle donne che “Ce l’hanno fatta”. A questo proposito Daniela Lovece ha invitato tre donne professioniste: la speleologa Alma Blonda, la notaia Giovanna dell’Erba e l’imprenditrice Betta Belviso. Ci hanno raccontato la loro esperienza e il modo in cui sono riuscite ad affermarsi in lavori e contesti prettamente maschili.
Questi racconti ci hanno fatto capire che una donna può raggiungere gli stessi obiettivi di un uomo, anche se spesso c’è bisogno di lavorare molto di più, per poi ricevere anche solo la metà delle gratificazioni che vengono date ad una persona appartenente al sesso maschile.
Per sottolineare ancora di più come una donna può farsi valere in ambito lavorativo, e non solo, ci è stato proposto un secondo quiz con Kahoot, nel quale c’era un susseguirsi di domande sul ruolo che hanno avuto diverse donne italiane nel mondo.
La giornata, per noi alunni, è stata davvero interessante e abbiamo riflettuto molto su quanto ascoltato.
Noi pensiamo che la violenza di genere sia un problema culturale, alla base del quale ci sono una serie di stereotipi, risultato di una società e di una cultura ancora patriarcale e antiquata. Per questo, combattere la violenza non significa semplicemente eliminare gli uomini violenti, ma cambiare radicalmente una mentalità misogina, che purtroppo è ancora riflessa in molti di noi.
Noi, in quanto donne, pensiamo che sia importante parlare il più possibile di questi argomenti, perché tante volte non ci rendiamo conto che, anche nel nostro piccolo, possono verificarsi, sotto varie forme, situazioni di violenza.
Siamo delle donne e per questo in ambito lavorativo il nostro stipendio potrebbe essere minore rispetto a quello di un uomo; siamo delle donne e quando camminiamo per strada da sole, a volte, abbiamo il timore di incrociare degli uomini; siamo delle donne e dobbiamo fare “attenzione” al nostro modo di vestire per evitare commenti indiscreti; siamo delle donne e potremmo rischiare di perdere il nostro posto di lavoro se dovessimo scegliere la maternità; siamo delle donne e la nostra gentilezza potrebbe essere scambiata per "disponibilità"; siamo delle donne e questo, a volte, rende tutto più complicato.
Eppure ci sono così tante donne che con il loro coraggio e con la loro determinazione hanno cambiato il mondo; è a loro che dovremmo ispirarci. Dovremmo ribellarci, dire di no, dimostrare l’immensa forza che abbiamo, urlare e protestare contro tutte queste ingiustizie; noi ci speriamo, noi ci proviamo.
Pensiamo che la parità di genere sia un traguardo ancora molto lontano da raggiungere, ma, passo dopo passo, confidiamo nel futuro.