Com’è noto, il 15 marzo, ricorre l’XI Giornata del Fiocchetto Lilla dedicata all'impegno e alla consapevolezza nei confronti dei disturbi alimentari, un fenomeno ancora poco conosciuto, se non sottovalutato, sia da chi ne soffra, che da coloro che lo circondano.
La giornata è stata fondata da Stefano Tavilla, il padre di Giulia, una ragazza morta per problemi legati alla bulimia, presidente dell’associazione “Mi nutro di vita”.
La psicologa castellanese Angela Loperfido ci ha inviato per l’occasione un contributo sul tema, allo scopo di accrescere la consapevolezza, quanto promuovere la precoce diagnosi del preoccupante disturbo.
Questa Giornata offre speranza a coloro che stanno ancora lottando e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (D.C.A.): Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità, EDNOS e tante e nuove forme ancora.
In Italia i giovani che soffrono di DCA sono in continuo aumento, un fenomeno spesso sottovalutato, sia da chi ne soffra, che dai familiari; sono soprattutto le ragazze tra i 15 e i 25 anni a soffrire di forme spesso combinate di anoressia e bulimia, mentre il bingeeating disorder (BED, disturbo da alimentazione incontrollata) risulta più diffuso tra i 35 e i 50 anni, tanto negli uomini quanto nelle donne.
Soffrire di un DCA, oltre alle conseguenze negative sul piano organico, comporta effetti importanti sul funzionamento sociale della persona, compromettendo la qualità della vita, limitando le capacità relazionali, lavorative e sociali. Tuttavia, solo una piccola percentuale di persone che soffrono chiede aiuto.
Dedicare una giornata-evento ai Disturbi del Comportamento Alimentare significa aumentare l’attenzione della popolazione attorno a queste patologie che utilizzano il corpo come mezzo per comunicare un disagio ben più profondo.
Appare, quindi, fondamentale implementare la corretta informazione intorno ai DCA, per facilitare la comprensione dei meccanismi che favoriscono la malattia e diffondere la consapevolezza che questi disturbi possono essere curati attraverso una rete assistenziale e l’attivazione di percorsi riabilitativi multidisciplinari specializzati.
Fondamentali per il successo del trattamento sono, infatti, la diagnosi precoce della malattia ed un intervento tempestivo affidato ad un’équipe di medici specialisti.
Il sostegno della famiglia è fondamentale per chi soffre di disturbi alimentari ma occorre agire nel modo giusto per non rischiare di peggiorare la situazione.
Quali possono essere i segnali o i cosiddetti fattori di rischio?
I disturbi alimentari sono caratterizzati da comportamenti specifici come:
Oggi si assistite sempre più ad un aumento di interesse nei confronti del corpo femminile e dell’immagine “ideale” a cui ci si dovrebbe aspirare secondo i canoni dettati dalla moda, dai social, dalle riviste, dall’intero mondo web.
La magrezza diventa sinonimo di bellezza e felicità, la donna di oggi deve essere ambiziosa, di successo, bella e assomigliare il più possibile alle modelle che sfilano in passerella. Ecco che tuttocomincia come gioco o semplice interesse e sfocia in qualcosa di più grande che sfugge di mano e che diventa incontrollabile e difficile da gestire.
Oltre agli aspetti sociali e culturali che possono in parte dare una spiegazione della maggiore prevalenza dei disturbi alimentari nelle donne, non vanno però tralasciati anche gli aspetti biologici che alcuni studi stanno confermando.
La pandemia (COVID-19) ha profondamente sconvolto la nostravita quotidiana e questo ha avuto profondi effetti sulla nostra salute mentale e fisica.
Le restrizioni significative della vita quotidiana di tutti noi, lo smartworking, la didattica a distanza per gli studenti, le limitazioni negli spostamenti, tutto questo ha contribuito a modificare sostanzialmente le nostre abitudini, rimuovendo spesso le routine che scandivano le nostre giornate; il lockdown ha impattato in modo significativo sulle abitudini alimentari, sull’esercizio fisico e sull’immagine corporea delle persone. La scarsa differenziazione tra luogo di lavoro (o di studio) e casa, orari flessibili, può aver portato alcune persone a fare un maggior numero di spuntini e snack aumentando così la probabilità di comportamenti disfunzionali come le abbuffate.
L’aumento dei fattori di rischio a cui siamo stati esposti, la contemporanea diminuzione del supporto sociale, della regolazione emotiva e il ridotto accesso ai trattamenti e alla curapossono in alcune persone aver avuto un impatto negativo sul rischio di sviluppare i disturbi alimentari.
Per il successo del trattamento e la guarigione definitiva, insomma, sono fondamentali la diagnosi precoce e un trattamento tempestivo affidato a specialisti, comprendente medici, psichiatri, psicologi e nutrizionisti.
Nella nostra regione, un centro d'eccellenza è il reparto UOSVD-DCA del "Cotugno" di Altamura, il cui responsabile Bartolomeno Giorgio abbiamo intervistato nel corso di un servizio realizzato all'I.T.T. "Luigi dell'Erba", istituto scolastico particolarmente attento alla prevenzione dei DCA, che già nel 2015 aveva dedicato un evento alla patologia.