Ieri, giovedì 20 giugno, è venuta a mancara Francesca Franzoso, castellanese, insegnante, speleologa, volontaria e tanto, tanto altro. Alcuni suoi amici ci hanno affidato i loro ricordi.
Così Simone Pinto.
Francesca partecipò nel 1978 al 1° Corso di Speleologia organizzato dal Gruppo Puglia Grotte. Dopo qualche anno di pausa, rinnovò la sua passione per la speleologia partecipando ad una successiva edizione dei corsi, e da quel momento non si distaccò mai più dal G.P.G. Innervata di valori di stima, fiducia, lavoro, mediazione, amore per la persona, Francesca è stata l'essenza e l'anima dell'associazione, incarnando principi, e ideali di gruppo, e convivialità, davvero non comuni. Forte della sua formazione di insegnante di educazione fisica e della sua esperienza come speleologa, è stata anche istruttrice di numerosi corsi di formazione, prendendo parte a importanti iniziative speleologiche in Italia e all'estero. Sono sicuro che la sua luce continuerà a brillare nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerla.
Per Pino Pace, ricordare Francesca Franzoso, per quanti l’hanno conosciuta e con lei hanno percorso un lungo tratto di strada sui sentieri di montagna nelle grotte e negli abissi, oltre che nella vita, è ripercorrere con la mente un ampio arco di tempo che l’ha vista pioniera in tutto ciò che si è trovata ad affrontare – senza indietreggiare mai di fronte alle sfide che la vita le sottoponeva.
Innumerevoli sono state le sue esperienze da numero uno, a partire dalla partecipazione – prima speleologa castellanese – al corso di speleologia che il Gruppo Puglia Grotte mise in cantiere nel lontano 1978. Nel 1987 fu tra i protagonisti del XV Congresso Nazionale di Speleologia che organizzammo a Castellana-Grotte, e quindi di un’evoluzione del nostro stesso gruppo, che in quell’anno si dotò anche di una sezione escursionistica, il Gruppo Puglia Trek, partecipando negli anni 1988 e 1990 a due impegnativi trekking in Corsica lungo la Grande Randonnée, un itinerario alpestre che attraversa tutta l’isola lungo 173 km e che rappresenta uno degli itinerari più belli e impegnativi dell’area mediterranea.
Già dal principio cominciammo ad apprezzare di Francesca alcune sue doti: concretezza, operosità, generosità, comprensione, virtù affini a quelle che la Chiesa indica come cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Doti che ne fecero l’ideale tesoriera del nostro sodalizio. Fummo tutti un po’ suoi allievi, e da lei messi in riga.
Anche quando dismise i panni di insegnante non rimase con le mani in mano, ma si dedicò, con la sua provata esperienza e disponibilità, al volontariato sociale per dare una mano ai meno fortunati.
Così lei stessa rievocava la sua passata esperienza speleologica: "per me la speleologia non è stata né studio, né ricerca; né approfondimento ma la possibilità di stare con gli altri, di misurare me stessa con la paura del buio, del profondo, della fatica, del freddo, dell’essenziale. Stare con gli altri e sforzarsi di non far pesare, su giovani e forti speleo, l’essere donna adulta, e così portare i carichi come gli altri, non lamentarsi mai, accettare qualche scherzo o ascoltare discorsi da caserma, fu come aver fatto il militare". Una lezione di vita e soprattutto di umiltà – dote rara ai giorni nostri – che ci sforzeremo di portare con noi. A te non resta, adesso, che l’ultima salita: che l’ascesa ti sia lieve, Francesca.
Alma Blonda ricorda...
Dicevi che la speleologia ti aveva cambiato la vita! Restiamo tutti intorno a te, con le luci dei caschi, nei riflessi delle stalattiti, nei profumi dei boschi, nei pranzi con le tue frittate e le mani sporche di terra o fango, nel rumore delle nostre risate felici che spero ti abbiano accompagnato nell'ultima scalata!
Giovanna Gioja scrive...
Circa un anno fa mi avevi parlato del boschetto che volevi piantare in campagna.
Mi avevi confidato che sarebbe stato il tuo rifugio nei momenti di malinconia, lo spazio di bellezza da vivere.
Mentre mi parlavi del recinto, delle buche per piantare gli alberi, del vialetto sentivo, come una carezza sulla pelle, la cifra della tua vita: la “cura” per le cose e le persone e la ricerca continua della bellezza in tutte le sue forme.
Tenace, generosa, intelligente, leale e diretta; quante litigate, lunghe discussioni, soprattutto quando diventavi dura, ma solo per difenderti da una sensibilità che ti spiazzava e ti faceva paura.
Non è facile sintetizzare in poche righe un legame forte, saldo, lungo, un’amicizia che è lì da sempre; questa mattina sono sdoppiata, come in un racconto distopico: la mia parte razionale sa che non ci sei più, il mio cuore ignora questa realtà.
Ora dobbiamo darci tempo per elaborare il mistero della morte e ritrovare tutto ciò che rimane e che è un patrimonio senza prezzo: i viaggi, i libri, le chiacchierate, il mare, i trekking, i pranzi, le cene, gli abbracci, la vita tutta che ci ha voluto bene quando ci ha fatto incontrare.
Ciao Francesca, sono stata fortunata di essere stata tua amica.
Scrive Teresa De Marzo,
Sei stata una delle donne importanti della mia vita e, insieme a tutti i ricordi che mi legano a te dall'infanzia ad oggi, quello che porto vivo con me, per averlo visto da te e Giulio, è l'insegnamento sul come creare e nutrire una comunità, una famiglia di elezione, con l'affetto e con la cura. Tempo fa lessi una citazione di Carver in campagna da te:
“E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra”.
E tu sei stata amata, tanto, da me e da tutti noi.
Anita De Marzo scrive…
Penso alle tue marmellate, ognuna con la sua etichetta e la descrizione degli ingredienti e delle loro proporzioni; alla pizza di Pasqua, che si può fare solo con il formaggio della masseria, che sapevi solo tu quale; e al nocino, che ora non riuscirò più a bere. Alle cene dopo le feste, per non far andare persi gli avanzi, al tuo trullo sempre aperto per festeggiare un compleanno o celebrare una prima notte di nozze. Alla tua schiettezza e alla saggezza antica che offriva sempre interessanti spunti di riflessione.
Sono sicura che se potessi leggere tutte le nostre parole di affetto ci liquideresti con un unico commento: “uh, Sant’Antonio”. Mi mancherai molto, ma sono orgogliosa di esserti stata amica.
Per Daniela Lovece...
Francesca era la mia maestra. Mi ha insegnato a riconoscere le erbe spontanee, a reiterare, ad ogni San Giovanni, la magia del nocino, ad amare e curare le piante e le amicizie più care. Ricordo quando l'ho incontrata la prima volta, da bambina: era forte e bellissima. Quando l'ho ritrovata, tra gli ''anziani'' del Gruppo Puglia Grotte, non ho potuto non riconoscerne le mille qualità. Francesca era generosa, schietta, ma sensibile, curiosa, desiderosa di conoscere. Amava viaggiare e leggere. Sempre pronta a dare una mano a chiunque e senza alcun ritorno, era scevra da perbenismo, provinciale classismo. Era un pezzo unico, autenticamente elegante, una donna di classe.
Per brillare non aveva bisogno di molto, bastava un gesto a marcarne l'inconsapevole superiorità, mille metri sopra il resto. Come tutte le persone di valore, era estremamente umile e non pienamente cosciente delle proprie qualità. Sono certa che avrebbe sorriso imbarazzata a fronte di tanti elogi. Ma era il mio role model, la maniera di stare al mondo cui guardare, a schiena dritta e con il cuore aperto. Il vuoto che lascia, è enorme. Non avete avuto il privilegio della sua amicizia? Non sapete che vi siete persi!