Qualche fondale dipinto, un tocco di velluto rosso e un pizzico di magia sono bastati a trasformare l’aula liturgica della Parrocchia Il Salvatore in quel lontano e favolistico villaggio della Francia del XVIII secolo, tanto caro e noto a diverse generazioni di adulti e bambini.
E così, attratti e richiamati da una storia che tutti conoscono e a tutti appartiene, venerdì 20 e sabato 21 settembre, divisi nelle due serate, circa 500 spettatori hanno riempito i banchi della chiesa di Via Resistenza, pronti a supportare e a godere di uno spettacolo che ha contato sulla presenza di circa 60 ragazzi.
Il musical La Bella e la Bestia - Il potere dell’Amore, inserito tra le iniziative pensate e organizzate in occasione dell’anno giubilare indetto per celebrare i quarant’anni dall’apertura al culto della Parrocchia, è stato allestito dall’équipe di Azione Cattolica, che ha voluto celebrare l’anniversario sopra citato sfruttando una forma di spettacolo che fosse in grado di mettere in luce i talenti degli associati e potenziarli attraverso la condivisione e la comunione delle arti. Un fondamentale punto di forza, e imprescindibile punto di partenza, è consistito nel fatto che una buona parte del gruppo di ragazzi era ed è tuttora attiva nell’ambito performativo, poiché coltiva già di per sé la pratica della recitazione, del canto e della danza come passione personale.
A questa base, si sono poi aggiunti tutti i membri volenterosi e desiderosi di mettersi in gioco e approcciarsi al mondo dello spettacolo nelle sue varie sfumature. Suddivisi per gruppi - attori, cantanti, ballerini e scenografi - i ragazzi sono stati guidati e accompagnati nella pratica delle diverse arti, potendo contare sulla presenza di preziosi professionisti e dei volontari della parrocchia, che si sono messi a disposizione e hanno collaborato insieme: Danilo Babbo ha curato e realizzato i quattro pannelli scenografici - mescolando generosamente la sua firma pittorica con le pennellate dei giovani che man mano venivano introdotti all’arte della pittura e del disegno - e si è poi occupato del trucco di scena per gli attori; Antonella Pascale ha ideato e creato con gli associati tutti gli oggetti di scena, impreziosendo lo spettacolo, rendendolo concreto e affascinante; Francesca Lippolis ha contribuito alla formazione del coro, infondendo nei ragazzi quell’iniziale e importante fiducia, facendo capire loro che insieme è possibile fare musica e cantare divertendosi in libertà; Anna Tateo e Giovanna Pellegrino hanno realizzato gli incantevoli costumi di scena, grazie ai quali i personaggi della storia hanno preso vita e sono sembrati reali e vicini a tutto il pubblico, contribuendo ad enfatizzare l’atmosfera da favola della serata; Giuseppe Conte ha realizzato i supporti per le quinte, mentre Piero Mastroleo ha fabbricato e montato tutti i fondali dipinti, con l’aiuto dei genitori dei ragazzi; Margherita Insalata ha ordinato e arricchito la sceneggiatura dello spettacolo, inserendo alcuni nuovi personaggi così da dare giusto spazio e spessore agli associati; Rosalma Ventrella ha ideato e costruito tutti i pezzi coreografici dello spettacolo - con i quali il musical ha guadagnato quel sostanziale carattere corale e comunitario, che comunica e traduce l’affiatamento e la coesione dei ragazzi tutti, assieme a Valeria Sonnante ha aiutato i ragazzi nei movimenti di scena, e in collaborazione con il service “Saturno One” di Marcello di Pace ha definito le luci e l’armocromia delle scene; Attilio Magno ha, invece, curato la regìa, guidato gli attori, diretto il coro e armonizzato gli intermezzi musicali che hanno visto attori, cantanti e ballerini unirsi in un unico grande quadro. Commenta così questa avventura durata circa otto mesi: «Ciò che abbiamo vissuto in questo lungo arco di tempo e ciò che rimane di questa esperienza è prezioso e inestimabile. Ed è tale poiché è avvenuto in uno spazio parrocchiale e associativo che negli anni noi educatori, assieme al nostro parroco don Antonio, ci siamo impegnati a rendere sicuro, comprensivo e accogliente nei confronti delle singolarità di ogni membro, con l’obiettivo di fondare e infondere fiducia nelle capacità di ciascuno, con la speranza di non perdere mai il contatto con la parte più sensibile di noi e con il proposito di far nascere e solidificare il credo che insieme, nella condivisione e nel rispetto è sempre tutto più bello. Abbiamo lavorato con accortezza affinché le prove settimanali, così come il musical stesso, non diventassero occasione di mero esibizionismo.
E questo concetto ha orientato anche le scelte registiche: l’idea alla base del lavoro di messinscena è stata quella del “dove non arrivi tu, ci sono io… e dove non arrivo io, so che ci sarai tu”. Il vero spettacolo lo abbiamo visto noi in questi mesi ed è stato quello di tutti i ragazzi che creavano e stringevano legami, che scoprivano parti nuove di loro stessi, nuove passioni e nuove abilità. Può sembrare che il cammino formativo annuale sia stato messo in pausa, ma non è affatto vero. Non in cerchio, tra cartelloni e post-it, ma a suon di note e passi di danza abbiamo comunque fatto Azione Cattolica. E questo me lo insegna la nostra Presidente, Rosalma Ventrella, che ringrazio perché ha creduto fino in fondo in questa cosa, spingendoci a non mollare e a non rinunciare né al musical e neanche ai campiscuola estivi. Nonostante la pienezza e le difficoltà di questi mesi, nonostante le nostre vite che scorrono e chiedono legittimamente la nostra attenzione, alla fine di tutto, ci rendiamo sempre conto che ne vale la pena. È l’amore che ne vale sempre la pena. Non solo quello che si riceve, ma anche e soprattutto quello che si dà».
In linea con i percorsi di formazione che da tempo gli educatori propongono e sviluppano per i ragazzi, dunque, la realizzazione del musical dava l’opportunità di saldare ulteriormente il legame tra l’Arte e la formazione personale e cristiana, facendo leva sulla condivisione, sull’espressione e sulla catarsi. Prova dopo prova, si è potuto scoprire un modo tutto nuovo di essere e fare Chiesa, di pregare e stare insieme, usando le note, i pennelli e i passi di danza come veicoli di unione, come strumenti di esercizio dell’empatia, come fari utili a riconoscere la bellezza che deriva dall’appartenere a una Comunità e a percepire lo sguardo d’amore di Cristo.
Il parroco, don Antonio Napoletano, ha condiviso e supportato il tutto, comprendendo la necessità e la bellezza di portare e presentare il messaggio cristiano ai giovani in forme nuove e semplici, ma non per questo meno valide. Nonostante le sue origini risalgano alla metà del Settecento e il film d’animazione Disney porti la data del 1991, la storia de La Bella e la Bestia non smette di ispirare e lasciare un messaggio ancora oggi. Da una parte c’è Belle, una ragazza che sogna in grande e desidera per sé molto di più di ciò che il villaggio e gli stereotipi popolari abbiano già prospettato per la sua vita. E dall’altra c’è il principe Adam, la Bestia, un ragazzo che si è lasciato ammaliare dagli agi della ricchezza e dalla sola bellezza estetica, credendo che queste legittimassero la bontà e il valore di un essere umano.
Dietro l’incontro di due anime così diverse eppure così inconsciamente bisognose l’una dell’altra, gli educatori di AC hanno intravisto una lezione umana e cristiana, secondo cui soltanto fidandoci e affidandoci allo sguardo di chi ci ama possiamo ritrovarci e capire chi siamo davvero al di là delle maschere, dei ruoli, delle convenzioni sociali. Solo grazie agli occhi gentili di Belle, la Bestia è riuscita a ritrovare la sua originale bontà, a riconoscere i suoi sbagli e a dare al proprio cuore una seconda possibilità, aprendosi all’amore e lasciando che questo lo cambiasse. E cosa c’è di più cristiano se non l’esempio di due esseri umani che si guardano e si accettano senza pregiudizio? O ancora, cosa c’è di più evangelico se non l’idea che il perdono sia la strada della salvezza?
Nella lettera conclusiva delle due serate, l’équipe si rivolge ai ragazzi: «Questa sera – attraverso le storie di questi personaggi – desideriamo che anche voi, così come tutti i nostri spettatori, possiate portare a casa una lezione importante: che la gentilezza è la strada per la libertà, che il perdono salva non solo gli altri, ma anche noi stessi e che il potere dell’amore è sempre l’incantesimo più potente di tutti. Grazie per aver accettato la nostra proposta, per non aver mollato lungo la strada, per aver creato nelle nostre prove settimanali uno spazio di comunione e condivisione, per aver fatto gruppo nel vero spirito di AC, per aver messo voi stessi in ogni battuta, in ogni nota, in ogni passo. È una cosa che dovremmo fare tutti sempre: non dimenticare di avere dei doni, dei valori, delle bellezze. È importante che non vi tratteniate dal metterli nei vostri gesti, parole e pensieri. Noi saremo qui, a godere dello spettacolo che sarete in grado di creare ogni volta che avrete il coraggio di mettere il cuore in ciò che fate. Perché ogni essere umano, per fare quel passo che tanto spaventa, ha solo bisogno di guardarsi attraverso l’amore di qualcuno e sapere che, qualsiasi cosa accada, quell’amore continuerà a scorrere. Il nostro, per voi, lo farà».
Con immensa gratitudine e tanta soddisfazione, si chiude un capitolo che si è certi segnerà la storia della Parrocchia Il Salvatore e si ricorda che presto i cammini associativi invernali per i ragazzi riprenderanno. A questo punto, sembra opportuno concludere con le stesse parole pronunciate in queste due sere dal parroco stesso, don Antonio, dall’ambone dell’aula liturgica: «Viva l’Azione Cattolica!».