Oggi, solennità di San Giuseppe e festa del papà. Giuseppe, uomo giusto, sposo della beata Vergine Maria e padre del Figlio di Dio Gesù Cristo. Venerato dalla Chiesa e posto dal Signore a custodia della sua famiglia.
San Ggesèppe, prutettòre de l'artìjere, San Giuseppe, protettore degli artigiani.
L'artigiano un tempo apparteneva ad una categoria considerata più povera, rispetto ai contadini (vellône) e ancora di più rispetto ai massari (massôre).
Lo conferma un modo di dire del tempo: Chèdd-a peccelèdde ce sè pìgghje? N'artìjere cu chìule addafóre. (Con chi si sposa quella ragazza? Con un artigiano col sedere nudo, quindi povero).
Questo, quindi, quanto si diceva un tempo, oggi l'artigiano è a capo di una ditta, una vera e propria impresa artigiana. Un esperto, quindi, che utilizza sapientemente non solo attrezzi ma anche materie prime per la trasformazione di manufatti e alimenti, e che trae un reddito molto più dignitoso di un tempo.
A Castellana per indicare la chiesa di San Giuseppe diciamo: abbàssce a San Ggesèppe.
La chiesa è comunemente intesa San Giuseppe dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1809, dal nome della confraternita in essa stabilita e fondata nel 1635. In realtà la chiesa, sita nei pressi di Largo Portagrande, in Largo San Giuseppe appunto, ha quale nome di dedicazione a San Francesco da Paola.
La primitiva chiesa eretta il 1440, dal castellanese Cola di Barsento, era dedicata a Santa Lucia. Nel 1614 arrivarono a Castellana i Paolotti, i frati Minimi di San Francesco da Paola, e più precisamente quando il sacerdote don Nicola Campanello donò loro la chiesuola di Santa Lucia che, ricostruita, prese il nome appunto di San Francesco da Paola. Il nome Santa Lucia rimase legato al Convento, mentre la chiesa fu dedicata a San Francesco da Paola.
Risale al 1685 l'istituzione della festa di San Giuseppe. Si legge, nella conclusione capitolare del 19 marzo di quell'anno, come il vicario generale del capitolo e clero di San Leone, l'abate dottor Vitantonio Boccardo, volesse per propria devozione solennizzare, con maggior decoro, la festa di San Giuseppe, venerato nell'omonima cappella, in San Francesco da Paola. All'uopo il vicario fece dono di 22 ducati, cifra che il capitolo avrebbe concesso ad annuo censo, alla ragione del 10% di interesse, così da fruttare un utile di 22 carlini annui; per detta somma, aggiunge il documento,
"il Capitolo sia obbligato andare a cantare in detta cappella i primi vespri con quelli preti che nel giorno di detti primi vespri pro tempore saranno addomadarii, et che la matina della festa del Santo sia obbligato andare a cantare la messa con tutto il Clero, in abito corale, et che la messa debbia cantarla il sig. vicario generale pro tempore, e in difetto del quale, il primo primicerio, et in mancanza del primo, il secondo primicerio, et in difetto dell'uno e dell'altro, il primo decano del Capitolo, et in difetto del primo decano, il secondo e così successivamente continuare in perpetuum, con patto che a quello che canterà la messa se li diano carlini 2 e li restanti che restino a beneficio del detto Rev. Capitolo, tanto per i primi vespri, quanto per la messa".
In questa giornata è tradizione mangiare i maccarìune cu scrùmme. Maccheroni conditi con lo sgombro salato e molliche di pane, il tutto abbrustolito/soffritto in padella con olio (mia nota: meglio se olio extravergine di oliva della nostra antica cultivar Simone). Un piatto semplice, adeguato al periodo della Quaresima in cui la festività ricade.
Il dolce per la festa di San Giuseppe, come vuole la tradizione, è la Zeppola (e qui si apre la diatriba se fritta o al forno...).
Fonti:
- Dizionario Castellanese, Don Nicola Pellegrino;
- Fogli per Castellana N.11 maggio 1986, pag.235 Marco Lanera;
- Castellana fuori e dentro le mura, Volume Primo, Donato Mastromarino.
(Foto Vanni Sansonetti e Lycia Montanaro