Ottant'anni sono trascorsi dal giorno in cui il CLN proclamò l’insurrezione nazionale per la liberazione dal nazifascismo.
La data del 25 aprile è simbolo dell’Italia libera e liberata, dopo venti mesi di Resistenza e uno straordinario tributo di sangue e di dolore, cui parteciparono anche molti uomini e donne del Sud e della Puglia. Si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società.
Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica che si fonda sul lavoro e che ripudia la guerra. Ma – come affermò Piero Calamandrei in un celebre discorso – «la Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità». La Costituzione dunque è in pericolo se non è difesa e attuata ogni giorno.
Vanno garantite la libertà di pensiero e di parola, l’espressione del dissenso. Urgenti azioni vanno intraprese per contrastare la povertà, che coinvolge milioni di cittadini, il dilagare del lavoro precario, il costante impoverimento della sanità e della scuola pubbliche, mentre l’intera Europa rischia la recessione economica. C’è una grande solitudine sociale, il futuro viene visto come una minaccia.
Tutto è in pericolo se c’è la guerra, e se ne parla spesso in modo irresponsabile, come se la guerra fosse una dura necessità o, peggio, una nuova e accettabile normalità. Mentre il mondo intero si riarma come prima dei due conflitti mondiali, si dichiara possibile una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa. Siamo alla follia.
È urgente un 25 aprile di liberazione dalla guerra. Un 25 aprile popolare e unitario, che ribadisca e rafforzi i valori e le pratiche di democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, solidarietà, pace, cioè la repubblica democratica fondata sulla Costituzione e nata dalla Resistenza.