Riceviamo dalla presidente Monica Di Monte notizia della costituzione dell'associazione di promozione sociale Adala, sodalizio operante nella promozione dell'integrazione culturale e sociale delle comunità islamiche locali.
A seguito del recente massiccio incrementarsi del fenomeno migratorio, l’Italia si sta confrontando - in maniera sempre più pressante - con il problema dell’integrazione nel proprio sistema sociale degli immigrati; problema che comporta anche la necessità di confrontarsi con consuetudini e istituti giuridici alcune volte in conflitto con la tradizione locale. Il riferimento è anzitutto agli usi e alle norme di diritto islamico che i sempre più numerosi immigrati di religione musulmana, presenti sul nostro territorio, vorrebbero rispettati nell’ordinamento italiano.
L’Italia – anche in ragione della posizione geografica che occupa – vanta una comunità islamica di oltre due milioni di individui che pone tale comunità tra le maggiori presenti sul territorio europeo con prospettive di forte crescita numerica. Ferme restando le disposizioni di legge attualmente vigenti in Italia per la regolamentazione del fenomeno migratorio (tra cui la recente legge n. 46/2017 di conversione del decreto legge n. 13/2017, noto come “Minniti- Orlando”), è evidente che tale fenomeno determina la necessità di un’armonizzazione tra il Diritto internazionale e dell’Unione europea in materia e i vari livelli normativi nazionali (statale e regionale) nella prospettiva di rendere possibile un corretto coordinamento con le legislazioni dei Paesi di provenienza dei migranti (in particolare dalle regioni del Nord-Africa) oltreché tra religioni. Coordinamento che non può certo essere affidato alle sole comuni (o speciali se di Diritto internazionale e di Diritto UE) regole di Diritto internazionale privato (legge 31.5.1995 n. 218 e s.m.i.) o alle prassi giurisprudenziali che pure fanno emergere spunti di rilevante interesse dei quali i legislatori devono tener debito conto.
Tale processo di coordinamento è particolarmente complesso in ragione della diversità di tradizione giuridica e religiosa che riscontrano i migranti di fede musulmana in un Paese di tradizione cattolica.
Il mancato riconoscimento nel nostro territorio di status ed usi riconosciuti in altri Paesi, infatti, crea situazioni che la dottrina giuridica definisce “claudicanti” e che, in ultima analisi, finiscono con l’ostacolare il processo d’integrazione dei migranti - unitamente a quello di circolazione degli individui - poiché determinano conflitti di legge che, in alcuni casi, sfociano in conflitti di civilizzazione.
L’idea associativa “ADALA” nasce dalla necessità di mettere correttamente “a fuoco” le criticità che emergono dalla relazione complessa e profonda tra l’Italia e le comunità islamiche locali mirando alla promozione ed organizzazione di eventi ed iniziative volte a favorire l’integrazione degli immigrati attraverso la valorizzazione delle culture di cui sono portatori.
Le sede, al momento, sono a Bari e Torino.
Affinché la convivenza di religioni diverse non si traduca in una conflittualità distruttiva, tra esclusione ed inclusione, pare necessario, dunque, un investimento sulla costruzione di un contesto sociale e culturale locale maggiormente organizzato e denso di relazioni virtuose.
Per far ciò, occorre una collaborazione tra le istituzioni locali (Comuni, Città Metropolitane e Regione), l’Università e i rappresentanti delle associazioni islamiche al fine di realizzare interventi miranti all’integrazione dei migranti nella società ospitante; l’associazione “ADALA” si propone come tramite tra gli interlocutori suindicati offrendo un contributo ad un dialogo costruttivo.
La presidente
avvocata Monica Di Monte