Giornalista, autore e, con la fortunata rassegna letteraria Librincircolo, animatore culturale. Molti e sicuri i talenti del castellanese Giuseppe Di Matteo ma, come racconta senza comode perifrasi, non premiati da paritetiche certezze.
E la seconda silloge poetica dopo ''Con te io penso con le mani'' del 2016, ''Frammenti di un precario'', edito per i tipi della barese Les Flâneurs, è sviluppata proprio a partire dal quotidiano del nostro concittadino, in bilico tra desideri e frustrazione, tra legittime aspettative e offerte avvilenti.
Versi disseminati nei tempi di una partita di calcio, spostamenti e ritorni, Milano e la Puglia, raccontano di una "vita agra'' che non è, ahinoi, esperienza di uno, ma incolore tramonto della fideistica corrispondenza tra impegno e traguardo.
Se si è certi che, una volta arrivati, a fatica di rinunce e sudati studi, l'orizzonte più ambizioso sarà un miserrimo contratto a progetto, quale il senso di iniziare a salire?
Val la pena leggerlo, l'ultimo libro di Di Matteo. E val la pena guardare a questa generazione che non spera.