In occasione della Giornata della Memoria ricorrenza civile che coincide con il giorno nel quale furono abbattuti i cancelli di Auschwitz e rammenta l'eccidio di oltre sei milioni di ebrei da parte dei nazifascisti, nell’Aula del Consiglio Regionale pugliese è stata assegnata la Medaglia d’Onore al soldato Pasquale Russo, nostro concittadino internato e destinato al lavoro coatto nei lager nazisti dal 1943 al 1945.
Come abbiamo raccontato, a ritirare la medaglia è stato suo figlio Sabino.
Ed è con le sue parole che vogliamo ricordare Pasquale, perché attraverso la sua storia possa rammentarci, ad ottant'anni di distanza, quello che è stato, quello che non deve più essere.
Mio padre, Pasquale Russo fu Giovanni, nato a Castellana il 3.1.1913 fu chiamato alle armi per effettuare il regolare servizio di leva dal 1.4.1935 al 1.9.1936. In seguito, fu richiamato il 30.8.1939 per istruzione presso il 48° Reg. di Fant. e qui rimase fino al 31.3.1940 collocandosi nella forza in congedo presso il Distretto Militare di Bari.
Allo scoppio della 2°Guerra Mondiale fu richiamato alle armi il 10.6.1940, sempre presso il Deposito 48° Reggimento di Fanteria ed arruolato nella 47° Compagnia Cannonianticarro 47/32 del 139° Reggimento di Fanteria. Dopo un breve periodo di malattia presso l' Ospedale Militare di Bari dal 4.11 al 14.11.1940 si ripresentò al Deposito del 48°R. di Fanteria. Qui rimase fino al 21.12.1940 per essere poi imbarcato per I' Albania. Sbarcato a Durazzo con mansioni di manovalanza in aggregazione del Comando Tappa Principale n.31 poi passò effettivo il 7.8.1941.
"Sbandandosi in seguito agli eventi sopravvenuti all'Armistizio in data 9 Settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e condotto in Germania" (questo è il timbro scritto sul Foglio Matricolare).
Dai documenti e dalle mie ricerche sui luoghi di detenzione in Germania ho appreso che un campo di prigionia "Stalag II/A" si trovava nei pressi di Neubrandeburg, Pasquale Russo matricola 109622, come si evince dalla scheda compilata dal Comando Alleati Milano il 15.8.45 e depositata, scritta a mano, presso la Santa Sede mentre dalla Banca dati on line degli lnternati Militari ltaliani catturati nei lager nazisti, si legge che il luogo dell'internamento della matricola 109622 fu lo "Stalag VI D" che si trovava nei pressi di Dortmund. Non so in quale dei due sia stato per primo perchè non ci sono date, certo è che la permanenza in Germania è durata due anni, dal 1943 al 1945.
Ricordo che mio padre raccontava a tavola che i tedeschi Ii facevano morire di fame e per questo di sera cercavano di rovistare nelle immondizie a cercare le bucce di patate. Lui era definito un "prigioniero collaborazionista" ovvero destinato a svolgere lavoro coatto per l'economia di guerra tedesca. Lavorava , infatti. presso una fabbrica di scarpe essendo calzolaio. Ricordo ancora quando mi diceva che negli ultimi giorni prima dell'arrivo degli Alleati (americani), i tedeschi avevano dato alle fiamme gli accampamenti dei prigionieri. Lui fu salvo per miracolo.
Rientrato in Italia e presentatosi al D.M. di Bari il 23.8.1945 venne inviato in licenza di rimpatrio per 60 giorni ed alla scadenza della stessa in data 24 ottobre 1945 venne collocate in Congedo lllimitato.
Al rientro a Castellana tutti i commilitoni della classe 1913 ordinarono una messa presso il convento della Madonna della Vetrana per ringraziarla di essere sopravvissuti alle atrocità dei conflitti mondiali.
Tornato a casa dalla guerra dove aveva patito la fame e gli stenti, ricordo ancora quando con il coltello raccoglieva le briciole del pane dalla tovaglia per metterle nel piatto insegnando a noi figli la fortuna di avere qualcosa da mangiare e a non sprecare mai il cibo.
Mio padre era calzolaio in via A. Diaz e la sera dava una mano presso la sezione della DC. Tutti i vecchi politici di lì lo ricordano come anche i tanti amici e concittadini a lui affezionati.
Il giorno 27 giugno 1964 a seguito di un ictus celebrale, dopo poche ore morì all’età di 51 anni, lasciando moglie e ben sette figli a carico. Chi scrive ne aveva appena 14. Nello stesso anno la mia bisnonna Maria Fanelli, detta “la vianova”, ne compiva 100 (Morì poi all’età di 102 anni).
Il lutto prematuro di mio padre fu veramente un duro colpo per tutti noi.
Sabino Russo, figlio di Pasquale Russo