Com'è noto, oggi, seconda domenica di maggio, si onora la "Festa della mamma", ricorrenza civile che vuol celebrare la figura materna.
Cioccolatini e regalini sono "sul pezzo" da settimane; tante, ma non tutte, riceveranno fiori e attenzioni. Ma, a scorno della retorica, il nono rapporto annuale sulla maternità nazionale, pubblicato oggi da "Save the children", annuvola il cielo sereno di questa domenica di maggio.
Ne "Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024" il ritratto di una nazione poco mother friendly è impietoso. Con differenze tra regione e regione consistenti, le donne che scelgano di diventare madri in Italia devono affrontare una strada in salita.
A iniziare dalle pesanti ripercussioni sul lavoro, a causa dello sbilanciamento tra carichi di cura e vita professionale, per non tacere dei sistemi di sostegno alla genitorialità rari o assenti e delle difficoltà di accesso al mondo del lavoro.
Le iniziative si limitano a stigmatizzare la denatalità, ma, i numeri, nella ricerca esclusiva affidata all'ISTAT, parlano chiaro.
Come scrive "Save the children", in Italia una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre e il 72,8% delle convalide delle dimissioni dei neogenitori riguarda le donne.
Il 2023, in Italia, è stato l'anno record in negativo delle nascite, con un calo del 3,6% rispetto al 2022.
Le donne scelgono di non avere figli o ne hanno meno di quanti ne vorrebbero: nella popolazione femminile, in età fertile tra i 15 ei 49 anni, il numero medio di figli per donna, infatti, è di 1,20, mostrando una diminuzione rispetto al 2022.
Di più: al primo parto si arriva tardi, in Italia: siamo il Paese europeo con la più alta età media delle donne per la nascita del primo figlio, circa 31,6 anni.
Insomma, anche quest’anno, il Rapporto "Le Equilibriste" segnala le penalizzazioni delle madri nel mercato del lavoro e gli squilibri di genere.
Se le italiane hanno una presenza diversa rispetto agli uomini nel mercato del lavoro, con la maternità questa differenza si accentua. Attenzione, però: i dati rivelano che, più aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, più aumenta il tasso di fecondità.
Dunque, al netto di scelte personali, una donna che abbia la sicurezza di non perdere il proprio lavoro, di non subite discriminazioni o retrocessioni a causa del pancione, affronta una maternità con maggiore sicurezza.
Altro che spot pubblicitari, qui ci vogliono diritti, diritti sociali.
Auguri alle mamme!
Nella foto, un frame del video dedicato al rapporto di Save the children.