Una dichiarazione d'amore per la propria Patria, quella della giornalista georgiana, castellanese d'adozione, Khatuna Sharadze. Un'occasione per riflettere su quel che eravamo e su chi siano questi nuovi italiani che vivono con noi, ma che ancora non conosciamo.
Buongiorno cara Italia e cari italiani, io sono georgiana, la mia patria si chiama Georgia. Oggi in Georgia vivono soltanto 3,5 milioni abitanti, il resto della popolazione, 1,5 milioni, vivono all'estero, sono emigrati e, qui, immigrati.
La mia piccola Patria oggi sta percorrendo la difficile battaglia per sconfiggere la crisi economica; per questo, centinaia di migliaia di georgiani, madri, sorelle, figlie, hanno dovuto lasciare la loro Terra per vivere in Italia: curano i vostri famigliari.
Pensiamo che non possiate comprendere appieno l'insopportabile malinconia dell'immigrazione, poiché voi che leggete siete la generazione sfuggita alla crisi economica, alla povertà e alla fame, grazie ai vostri antenati. Sono i vostri nonni e i vostri bisnonni che hanno lottato per salvare le loro famiglie in Patria, dispersi nel mondo come noi.
Ogni vostro antenato immigrato ha consentito di rafforzare la posizione del Paese, proprio come i georgiani della diaspora, negli ultimi anni.
Posso comprendere le pene del loro cuore, posso capire quello che provavano i vostri antenati, quando - lavoravando giorno e notte - costruivano un futuro per gli altri, per il Paese nel quale vivevano e per quello che avevano lasciato.
Nutro grande rispetto verso di loro, perché amo la mia Patria e sento il dovere lasciarla migliore a chi verrà dopo di noi, proprio come loro.
So del prezzo che pagavano per restare umani, per essere riconosciuti come esseri umani!
Le nuove normative in tema di immigrazione hanno capovolto tutto, in Italia. Sentiamo che la fiducia costruita negli anni, l'amore, il rispetto sono scomparsi in un batter d'occhio e il loro posto è stato occupato dalla sfiducia.
Non siamo cattivi, siamo cristiani proprio come voi. Da Ortodossi, veneriamo Gesù e Maria, proprio come voi. La Georgia è terra consacrata alla Vergine Maria.
Abbiamo una capacità d'amare e di provare amicizia immensa. In tanti, tra i georgiani, sono grati agli italiani. Se non fosse voi, per l'umanità di tanti, per gli spiragli normativi a favore dei migranti, la maggior parte di noi affonderebbe nella palude dei propri problemi.
Mi permetto di parlare a nome dei immigrati georgiani in Italia, a nome di chi patisce insopportabili problemi personali, ma che, quando è al lavoro nelle vostre famiglie, sorride.
Lavoriamo per ventiquattr'ore al giorno, tra tante difficoltà. Non siamo mediocri, siamo validi ragionieri, insegnanti, avvocati, cantanti, marinai.
Non siamo persone senza radici e senza cultura, il nostro non è il Paese dei domestici o delle badanti.
Siamo quel che eravate voi cinquant'anni fa.
Personalmente, non posso che pregare per l'Italia. Qui vive mia figlia di soli sei anni che, così piccolina, sente già di essere italiana e georgiana. Sono molto grata di essere qui, con voi. Ho grande rispetto per voi, perché se oggi mi sento una persona, è merito dei miei amici italiani.
Vi chiedo scusa per quei georgiani che hanno tradito la vostra fiducia, chiedo perdono per ogni errore commesso da loro, per chi ha manifestato ingratitudine. Anche noi commettiamo degli errori, siamo essere umani come tutti.
Sono convinta che l'armonia e l'amore tra i popoli si crei grazie alle persone, non alla politica. Sono i singoli cittadini a creare ponti d'amicizia, radici intrecciate tra loro che generano futuro.
Che Dio benedica e custodisca la nostra piccola Patria! Vi amo, georgiani.
Khatuna Sharadze - traduzione dal georgiano di Meli Turmanidze