Buone nuove dall'ultima seduta della Giunta regionale pugliese: avviato, infatti, l’iter per la costituzione della Rete Regionale dei Servizi di Prevenzione e contrasto di ogni forma di maltrattamento e violenza nei confronti delle persone minori per età.
In attuazione delle “Linee Guida regionali in materia di maltrattamento e violenza nei confronti delle persone minori per età” (DGR 1878 del 30/11/2016), nella stessa sede è stata deliberata l'adozione di un manuale operativo, premessa indispensabile all'omogeneità, in tutto il territorio regionale, delle azioni previste, in termini di programmazione e intervento.
Di cosa si parla quando parliamo di maltrattamento? Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2002)1 , per maltrattamento all’infanzia si intendono “tutte le forme di cattiva salute fisica e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza, negligenza o altro che comportino un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo sviluppo o per la sua dignità nell’ambito di una relazione caratterizzata da responsabilità, fiducia e potere”.
Il maltrattamento nei confronti dei minori è un fenomeno dalle proporzioni inimmaginabili. Per l’OMS (2013), in Europa, 852 i bambini con età inferiore ai 15 anni che sono morti per maltrattamento (il tasso più elevato è per i bambini al di sotto dei 4 anni); 18 milioni i minorenni vittima di violenza sessuale; 44 milioni le vittime di violenza fisica; 55 milioni i minorenni vittima di violenza psicologica.
In Italia, l’indagine pilota di Terre des Hommes e del CISMAI (2015) ha fornito una fotografia della reale incidenza del fenomeno che riguarda il 9,5% della popolazione minorile; su 1000 minorenni presi in carico dai Servizi Sociali 200 sono vittima di maltrattamento. La ricerca mostra che i minorenni presi in carico per maltrattamento sono più numerosi al Sud (273,7 ogni mille minorenni seguiti) e al Centro (259,9 ogni mille minorenni seguiti), rispetto alle regioni del Nord (155,7 ogni mille minorenni seguiti). La trascuratezza materiale e/o affettiva è la tipologia preponderante di maltrattamento (47,1%), seguita da violenza assistita (19,4%), maltrattamento psicologico (13,7%), patologia delle cure (8,4%), maltrattamento fisico (6,9%), violenza sessuale (4,2%).
Secondo le predette linee guida regionali del 2016, la presa in carico del minore maltrattato deve prevedere un'azione integrata e globale nelle diverse fasi, dalla rilevazione al trattamento. Arginare il maltrattamento, dunque, è compito di un insieme di soggetti, su più livelli di intervento.
Ad un primo livello, in ogni Ambito Territoriale/Distretto sociosanitario deve essere assicurata la costituzione e la piena operatività di un’equipe integrata multidisciplinare. Ad un secondo livello, su base provinciale (almeno uno per ogni ASL), dovranno essere individuati Centri Specialistici qualificati per la diagnosi e la cura del trauma derivante da maltrattamenti, violenze e/o altre esperienze sfavorevoli di cui sono vittime bambini e adolescenti. E c'è un termine: entro 180 giorni dalla pubblicazione di queste nuove Linee guida, ciascuna Azienda Sanitaria Locale, con proprio atto deliberativo, provvederà ad istituire un Centro Specialistico attraverso l’individuazione della sede operativa e dei professionisti dedicati che costituiranno l’equipe di lavoro.
Ad un terzo livello, infine, è previsto un centro altamente specializzato per il trattamento dei minorenni vittime di violenza. Il centro regionale di III livello è individuato nell’equipe GIADA, presso il Servizio di Psicologia dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Giovanni XXIII di Bari. Il Centro, già operativo da anni, lavora alacremente porre rimedio a quelle ''ferite'' che rischiano di compromettere per sempre l'esistenza del minore.
Nel periodo dal 2009 al 2019, su un totale di 5241 minori giunti al Servizio di Psicologia, sono stati individuati 1.192 minori vittime di violenza; nel 2018 su un totale di 536 minori giunti al Servizio di Psicologia sono stati seguiti 186 casi, di cui 114 nuovi casi e 72 minorenni già presa in carico negli anni precedenti. Lo studio della incidenza dei nuovi casi in condizione di violenza (Grafico 5), seguiti nel 2018, mostra una incidenza pari al 32%, con un incremento dell’incidenza rispetto agli anni precedenti.
Capitolo a parte, ma dalle dimensioni non irrilevanti è quello della ''violenza tra pari'', quando l'aguzzino è un coetaneo e infierisce on line e off line. In questo caso, intervenire tempestivamente è vitale; i casi di cronaca nera degli ultimi decenni parlano da soli. Viene, dunque, sottolineata la necessità di agire nel pieno coinvolgimento della comunità scolastica frequentata dai protagonisti. Ancora differente, per le procedure previste, l'intervento in caso di maltrattamenti su minori stranieri non accompagnati, intervento che vede i Centri Specialistici per la Cura Del Trauma Interpersonale e il Centro di Riferimento Regionale di III livello contribuire con la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni.
Insomma, ci sono tutte le intenzioni per fare di più e meglio. Ma ognuno di noi, nella vita, può fare la differenza. Specie se abbia a che fare con minori.
Tanto nel caso di violenze in ambito famigliare, che nel caso di violenze tra coetanei, va rammentato l’obbligo di riferire i fatti alle Autorità, anche solo sulla base di un sospetto, in quanto sta solo alla funzione giudiziaria stabilire la veridicità del fatto e la natura dolosa o accidentale del caso. La Legge punisce l’omissione di referto o denuncia (art. 365 c.p.; art. 361 c.p.; art. 362 c.p.).