Anche quest'anno, gli inossidabili cantori della notte del Sabato Santo hanno rispettato l'appuntamento. Si tratta del "Cant'a l'ov", la cantata alle uova della veglia di Pasqua. Diffusa in tutta la Valle d'Itria e l'Alto Salento, la suggestiva iniziativa vede protagonisti cantori oramai anziani... ma non per questo meno valenti.
Depositari della tradizione per la città e l'agro di Castellana-Grotte è la famiglia Visparelli De Girolamo. Due anziani fratelli, Cosimo e Damiano Visparelli in quest'occasione, tornano ragazzi e, per tutta la notte, gireranno per il "Cant'a l'ov". Con loro gli amici di sempre: Michele Mastronardi e suo figlio Leonardo.
Quest'anno, esordio tra gli ospiti della Residenza per anziani Oasi di Castellana-Grotte. Momenti di sincero entusiasmo per il personale e la famiglia Pace, che ha fatto dono, agli artisti dai capelli d'argento, delle uova di rito.
Rime non proprio ''ortodosse'', riferimenti al territorio, allusioni e scherzi: è il Cant' a' l'ov e, ancora una volta, siamo felici di aver documentato questi preziosi momenti. Prima che la Puglia termini la sua trasformazione in un'enorme destinazione turistica codificata, prima che resti soltanto la veduta patinata, siamo lieti di contribuire nel mettere in luce questi attimi di autenticità e sincera partecipazione, nel gioso, lento, sedimentarsi di rapporti e sentimenti.
Più sotto, le immagini della bellissima serata, ma intanto, cos'è il Cant'a l'ov?
Si tratta di un'antica tradizione della Valle d'Itria, quasi del tutto desueta, un rito popolare che vedeva, nella notte del Sabato Santo, muoversi di casa in casa, allegre combriccole di uomini alla ricerca di generi di conforto. Si cantavano strofe in rima baciata sino alle prime luci dell'alba, si beveva, si mangiava. Il premio per le allegre comitive di musici e cantori erano, soprattutto, le uova, base del pranzo di Pasqua e regine della frittata di Pasquetta, raro momento nel quale le tavole dei ceti modesti erano degne di essere ricordate.
C'è di più. L'uovo, simbolo pasquale, emblema della fertilità e della rinascita, essendone vietato il consumo, era particolarmente abbondante nel periodo quaresimale. I massari, dunque, trovandosene in eccesso potevano farne dono ai suonatori.
Se una volta, si girava per le campagne, bussando alle porte dei ricchi massari, oggi, si bussa a casa di amici e parenti, anche in piena notte, certi di venire accolti con ogni onore.