Riceviamo resoconto dell'incontro avvenuto lo scorso 4 aprile nella Saletta Milleluci di Castellana-Grotte sul tema ''No all'Autonomia differenziata - L'Italia è una e indivisibile''.
No all’autonomia differenziata! L’Italia è una e indivisibile. Grande partecipazione all’incontro pubblico promosso da Milleluci e CambiAmo Castellana “No! All'autonomia differenziata. L'Italia è una e indivisibile”: anche Castellana-Grotte si è unita al crescente grido di protesta che si sta propagando lungo l’intera Penisola a contrasto dello scellerato disegno di legge Calderoli gremendo la saletta Milleluci in occasione dell’omonimo incontro pubblico organizzato dai movimenti politici “CambiAmo Castellana” e “Milleluci” insieme all'associazione “La Puglia che Cambia – Dal Mediterraneo all'Europa”. Aprendo l’incontro moderato da Emanuele Caputo de La Gazzetta del Mezzogiorno, la consigliera Cinzia Valerio ha ricostruito quanto recentemente accaduto in consiglio comunale: «Abbiamo presentato una mozione – ha raccontato la leader di “Castellana Vale” – per dire No! All’autonomia regionale differenziata richiamando la Costituzione e le ricadute su settori nevralgici come la sanità e l’istruzione richiedendo la contrarietà e l’adesione dell’amministrazione alla proposta di legge del Comitato Democrazia Costituzionale. La mozione è stata bocciata probabilmente per indicazione del sindaco leghista e senza neanche il voto favorevole di forze come il Pd che a vari livelli si è già espresso per questo no secco». Sabino Tanzi, esponente di “CambiAmo Castellana” ha esposto il motivo dell’iniziativa: «Abbiamo messo insieme – ha affermato soddisfatto – le varie parti, dal mondo accademico a quello giuridico, ed i vari livelli istituzionali fino ai sindacati che si stanno spendendo per questa causa. Proseguiremo nell’organizzare incontri per fare quello che normalmente dovrebbe attenere alla politica, ovvero stare nella società, e per dimostrare, come direbbe Gaber, che democrazia è partecipazione». Un po’ più nel merito è entrato Francesco Mavilio di “Milleluci”: «Questa – ha sottolineato – è soprattutto un’iniziativa di buon senso, perché ogni forza politica che ami il Mezzogiorno deve sposarne la causa, al di là dello schieramento politico. Come il professor Viesti ci ha insegnato, le funzioni di decentramento e di accentramento sono ugualmente importanti, ma la loro singola rilevanza dipende molto dal relativo contesto socio-economico. Dai dati Istat emerge che nel 2021 le persone a rischio di povertà su una media nazionale del 25,4% vedono percentuali del 15,5% al nord, il 21% al centro e il 41% al sud. Nel 2019 il reddito medio italiano era di 38mila euro, con 42mila al nord, 40mila al centro e 30.5mila al sud. Si comprende che l’interesse della Lega è ottenere un’autonomia differenziata che porterebbe ad un divario ancora maggiore». Il presidente de “La Puglia che Cambia” Piero Montefusco si è soffermato sugli scopi del sodalizio: «Ci occupiamo di politica – ha evidenziato –cercando di delimitare un perimetro fra le forze di centro-sinistra per evitare ambigue derive sempre più frequenti. Vista l’ampia partecipazione confidiamo in ulteriori iniziative comuni». Molto apprezzati gli interventi degli ospiti, a partire dal chiarissimo Gianfranco Viesti, docente di Economia Applicata dell'Università di Bari “Aldo Moro”: «La storia dell’autonomia differenziata non riguarda le regioni ma da un lato alcune élite politiche regionali e dall’altro i cittadini. Questa riforma darebbe poteri enormi ai presidenti delle regioni: dalla regionalizzazione della scuola alla morte del sistema sanitario nazionale, delle grandi infrastrutture, energia, acqua, materie ambientali, alla cultura e previdenza integrativa. Non esiste alcuno stato in cui tutti questi poteri stanno in capo alle regioni lasciando praticamente nulla al governo centrale. Saremmo cisì un simulacro di paese, un ridicolo paese arlecchino. Il ministro Calderoli, con il consenso dell’intero consiglio dei ministri, sta cercando di evitare la discussione in Parlamento chiedendo, con profili di incostituzionalità, solo una sorta di parere e prediligendo le intese con le singole regioni. Un’iniziativa che aumenterebbe molto le disuguaglianze fra i cittadini, pericolosissima per il futuro di tutti gli italiani, certamente dannosissima per i cittadini del sud e che probabilmente creerebbe un sacco di problemi ai cittadini del nord. La raccolta di firme in atto mira a portare in Senato una proposta di legge che ribadisca che qualunque cosa si decida si debba passare da un referendum costituzionale». Ancora più netta la posizione dell'avvocato Michele Laforgia, presidente dell'associazione “La Giusta Causa”: «Siamo già un paese profondamente diviso con regioni a diverse velocità. Il modello federale è una catastrofe che somiglia a quella della xylella abbattutasi in Puglia e che si consuma nel silenzio generale perché la politica evita di prendere posizione per il consenso immediato. La divisione in paesini indebolisce ulteriormente le istituzioni già alle prese con il distacco dei cittadini. Giuridicamente l’autonomia differenziata non funziona e l’abbiamo scoperta in ritardo sin dalla modifica costituzionale che ne ha aperto la strada. Non tutta la Costituzione può essere modificata, diritti e principi fondamentali sono immodificabili poiché fondanti della Repubblica e possono essere modificati solo con un colpo di stato o una rivoluzione. C’è qualcosa di eversivo nel pensare ad uno stato arlecchino in cui, già da tempo, si parla di governatori come se si trattasse di grandi stati americani e non di piccole regioni di un piccolo paese che ha bisogno di unità e non di divisioni. Senza dimenticare la truffa dei livelli essenziali di prestazione (Lep) che non si sa quando saranno stabiliti e peraltro decisi con un decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm), lo stesso strumento adottato in emergenza e che non prevede alcun processo partecipativo. Insomma questa riforma è una nuova catastrofe che espropria il paese della democrazia che non è un orpello ma è ciò che consente alle decisioni di essere efficaci». Prima dell’invito ad una mobilitazione generale in occasione della festa della Liberazione del 25 aprile, Gigia Bucci, segretaria Cgil Bari, ha evidenziato i caratteri della battaglia: «Siamo da tempo impegnati contro una riforma proposta da una destra anticostituzionale che confonde la storia delle fosse ardeatine e della resistenza partigiana che sono alla base della Repubblica e della Costituzione. Proposta fatta in un momento in cui il paese è lacerato da una serie di crisi climatiche, economiche, aziendali, democratiche come dimostrato dalla mancata partecipazione dei cittadini, dall’assenza di lavoro, che andrebbe riportato al centro della discussione, e dall’abbandono scolastico. L’autonomia differenziata esiste già per le diverse possibilità nella sanità piuttosto che nei salari e mira ad azzerare la partecipazione democratica dei cittadini e ad aumentare i poteri dei presidenti delle regioni. Nelle scuole cerchiamo di far comprendere che si tratta della secessione dei ricchi, che con l’autonomia i ricchi saranno sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri mentre le differenze fra cittadini si colmano grazie alla progressività fiscale». In collegamento telefonico il deputato castellanese Ubaldo Pagano (Pd) ha salutato con favore l’iniziativa: «La legge Calderoli viola il principio costituzionale di solidarietà prevedendo il finanziamento delle competenze attraverso il decentramento di risorse erariali. Per rassicurare alcuni ministri centro-meridionali, fra i quali il nostro corregionale Raffaele Fitto, sostengono che inizialmente le risorse attribuite alle Regioni saranno pari al costo delle competenze trasferite ma in seguito le differenze di finanziamento rispetto al sistema attuale potranno diventare significative. La critica necessita di alleati nel merito delle questioni altrimenti finirà come già accaduto nel corso della legge di bilancio quando hanno avviato il processo di individuazione dei Lep espropriando completamente il Parlamento. E al danno si unisce la beffa visto che il ministro Fitto sta trattenendo i fondi di sviluppo e coesione per finanziare la parte dei Lep che avranno deciso essere fondamentali per l’attuazione dell’autonomia differenziata». Netta anche la posizione di Lucia Parchitelli, consigliere regionale e vicesegretario regionale Pd: «Il sentito No! all’autonomia differenziata ha caratterizzato la linea dell’attuale segretaria del Pd durante la campagna congressuale. Questa è una battaglia dei cittadini ai quali stanno cercando di togliere diritti. I Lep sono una chimera perché non raggiungibili per scarsità di risorse. Occorre divulgare esempi pratici sugli effetti negativi. Nella nostra sanità ci sono già tanti problemi che stiamo faticosamente affrontando come l’abbattimento delle liste d’attesa o la carenza di personale, lavoro che con l’autonomia sarebbe vanificato dall’esodo di eccellenze con l’effetto di negare l’accesso alla sanità pubblica. Nell’istruzione il governo Meloni parla di dimensionamento scolastico che nella nostra regione porterà alla chiusura di 66 plessi scolastici che sono anche presidi di legalità e motori di crescita fondamentali. Tagliando le risorse per la scuola pubblica si mortifica il mezzogiorno. In tanti comuni del sud si registra denatalità per l’insufficiente numero di asili nido, talvolta assenti. Nel lavoro le innovazioni riguarderanno industrie già messe meglio. Ora occorre andare nelle piazze per far comprendere a tutti la portata della riforma». Infine l’esperienza del sindaco di Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci, coordinatore della rete Recovery Sud: «In manifestazioni di piazza come “Uniti uguali”, organizzata a Napoli per il 162° anniversario dell’unità d’Italia, sindaci, associazioni, sindacati si sono uniti per protestare. Delle iniziative quotidiane si parla poco nonostante la riforma sia molto più incisiva e più dannosa della discussa riforma Renzi bocciata dal referendum. Per la prima volta abbiamo messo insieme i sindaci meridionali che hanno messo in campo pratiche di rottura con il passato del sud etichettato da clientelismo, sprechi e connivenze con le mafie. Noi le mafie le combattiamo ogni giorno ma nella comunicazione egemone si tende a raccontare che queste siano caratteristiche solo del Sud perché le emittenti televisive e le fondazioni che finanziano i partiti hanno sede nel nord. Non esiste un reale bisogno di questa riforma, forse i comuni potrebbero avere qualche necessità in più e in particolare quelli del sud in cui ci sono maggiori disuguaglianze nei servizi pubblici perché sprovvisti di risorse umane. Questo è un delirio per inseguire i capricci di un partito che ha problemi di identità, capricci che provocano mal di pancia anche negli alleati di Fratelli d’Italia che hanno accettato lo scambio per ottenere il presidenzialismo. È folle che ci siano anche da noi persone che rappresentano la Lega, un partito fondato da Umberto Bossi che si spacciava per medico e che si è inventato la nazione “Padania” sognando l’indipendenza, sogno che, raccontato solo un po’ meglio, stanno attuando. E poi non è vero che l’autonomia responsabilizzerebbe gli enti locali e lo dimostrano regioni come la Sicilia. Anche nel Pd il sud andrebbe visto come il cuore della politica: qui si combatte la battaglia contro le disuguaglianze e l’emorragia di giovani eccellenze costrette ad emigrare».