Amici di ViviCastellanaGrotte, alla vigilia di un serio e forse decisivo consulto medico sulla situazione dei miei polmoni, ho scelto che il messaggio pasquale di quest’anno ricalchi quello inviatovi nell’ultimo anno di permanenza a Nazareth e in Israele.
Così spero di liberarmi dal disagio di una rassegnata “cattività” che da due anni mi tiene lontano dal paese dove sono nato e lontano da voi che mi siete stati sempre vicini in quest'ultima prova, soprattutto lontano dalla Missione e dalle popolazioni dove ho svolto il mio lavoro missionario per trent’anni e sono ancora atteso.
Non desidero privarvi di un appuntamento così importante com’è quello della Pasqua per inviarvi gli auguri più fraterni assieme ad una riflessione che questa celebrazione offre sia a voi che a me che ho avuto il privilegio di vivere per alcuni anni nella Terra di Gesù.
Qui avvennero tutti i fatti narrati nel Vangelo iniziando dall’Incarnazione del Verbo di Dio a Nazareth fino all’Ascensione del Signore sul Monte degli Ulivi. La riflessione che condivido con voi prende lo spunto dalle tre rocce, o più chiaramente dalle tre grotte scavate nella roccia in cui avvennero i “misteri” più importanti della nostra redenzione: la grotta di Nazareth che oggi migliaia di pellegrini venerano come Casa del SI’, dove tutto cominciò. La grotta di Betlemme dove Gesù nacque. E la terza grotta, la tomba nuova, scavata da Giuseppe di Arimatea nella roccia da dove Gesù risorse. Tutti e tre questi luoghi hanno in comune la roccia-pietra che il Maestro contrappone alla sabbia instabile e insicura per potervi costruire una casa forte e duratura. Se piantata sulla roccia viva, dice Gesù, essa non cadrà mai in frantumi.
In tempi di diffusa vaghezza, di ambiguità intellettuale e morale che Benedetto XVI stigmatizzò col termine “relativismo”, il ritorno alla roccia o all’autenticità e solidità delle verità che il Maestro Divino ci propone nei suoi insegnamenti, assicura la felicità “traboccante” come dono che Gesù compensa a coloro che lo cercano con cuore sincero. Sulla roccia della Verità, dice il Maestro della Galilea, dobbiamo fondare non una casa di pietra o di cemento ma convinzioni e certezze che portano gioia e stabilità alla nostra vita.
Ricordo un episodio dell’infanzia. Nella casa del nonno paterno c’era un grande camino. D’inverno il fuoco era sempre acceso. Sui carboni ardenti , pronti per qualsiasi uso, i tradizionali tre-piedi. Dovevano essere tre i piedi necessari per reggere la corona metallica di sostegno alla caldaia e agli altri utensili da cucina. In gran parte dell’Africa i tre-piedi di ferro non sono conosciuti. Da tempi immemorabili sono invece i tre i sassi che reggono pentole e tegami. Tre come gli Ospiti divini che hanno posto la loro dimora dentro di noi: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La tradizione ci ha anche trasmesso la presenza dell'Arcangelo Gabriele, il messaggero di Dio, mandato a Nazareth per annunciare a Maria l’incarnazione del Verbo. Ricompaiono gli angeli a Betlemme, quando il seme che Maria ha coltivato per nove mesi nel suo grembo è diventato l’Emmanuele che appartiene all’intera umanità, a tutti i popoli e a tutte le nazioni della terra (pastori e magi, umili e saggi, poveri e ricchi…). Ed erano due gli angeli che la Maddalena e le donne corse al sepolcro per imbalsamare Gesù morto e le stesse guardie incontrarono nel giardino. Come tutti gli altri che compaiono nella Bibbia, ci dicono la stessa cosa, ci inviano lo stesso messaggio del tre-piedi e dei tre sassi, cioè la stabilità e l’autenticità delle cose importanti. E’ l’augurio pasquale e primaverile della Chiesa che anche quest’anno ci ricorda la casa di Maria di Nazareth che ospitò la prima roccia, il primo sasso della cucina africana. Ma occorrono le altre due rocce e le altre due pietre fondamentali per la stabilità della nostra vita e dell’esistenza stessa del nostro pianeta, dei suoi popoli e delle nazioni, anche quelle che in questa stagione del mondo stanno cercando di liberarsi da antiche dittature, da secolari oppressioni, dai sempre ricorrenti attentati alla vita e alla dignità di ogni persona”.
BUONA PASQUA
UN AUGURIO DI SPERANZA
da P. Vito G. Scagliuso