Evento di grande interesse quello dedicato ai bisogni speciali degli studenti, svoltosi nel Centro Congressi dell’I.R.C.C.S. “Saverio De Bellis” di Castellana-Grotte a cura dell’I.I.S.S. “Consoli-Pinto”.
"Dario Ianes è il massimo esponente in Italia di queste didattiche – ha detto Maria Di Mise docente di diritto che opera sul sostegno nell'Istituto "Consoli-Pinto" e responsabile del progetto - Bisognava dare un segnale forte non solo a tutta la scuola, ma anche al territorio. Queste problematiche devono essere affrontate da tutti e noi possiamo essere i promotori, ma non possiamo lavorare da soli. La necessità di lavorare con tutte le componenti è fondamentale. Noi dobbiamo guardare ai nostri ragazzi, al loro futuro e quindi a tutte le problematiche che oggi pongono e che sono molteplici, dinamiche, mutevoli nel tempo, e dobbiamo essere preparati in tal senso".
Secondo Dario Ianes la diagnosi clinica di BES non esiste, è una valutazione di tipo pedagogico politico. Quando si parla di inclusione si pensa agli alunni che hanno problemi, se si decide di seguire il concetto di scuola inclusiva invece, è bene sapere che l'inclusione deve occuparsi di tutti gli alunni perché ognuno ha la sua diversità. Secondo Ianes si dovrebbe applicare la "Univers-quità", la fusione di due principi che riuscirebbero a risolvere l'integrazione e l'inclusione: un principio parla di universalità e l'altro di equità: l'universalità intercetta le varie differenze, il principio di equità serve a creare una situazione in cui ci sia giustizia, soprattutto giustizia sociale. L'universalità ci dà l'aspetto tecnico, tutte le differenze del funzionamento umano; l'equità ci spiega perché lo facciamo.
Una scuola inclusiva è una scuola che vuole conoscere a fondo i bisogni individuali.
L'inclusione non riguarda soltanto gli alunni con vari BES, ma la giustizia sociale e i diritti umani di ogni alunno. Ma la scuola italiana è una scuola inclusiva? "In teoria sì – ha affermato Dario Ianes - se leggiamo la costituzione sì, è una delle scuole più inclusive del mondo, se seguiamo l'insegnamento di don Milani è anche una delle scuole più eque, ma nella realtà vediamo ancora parecchie difficoltà, è ancora una scuola molto legata ad una visione individuale - medica del bisogno per cui il bisogno deve essere valutato, deve essere certificato in ambito medico - psicologico e solo allora hai una serie di diritti e personalizzazioni e questo rende meno inclusivo il servizio nel suo complesso. In molte situazioni – ha continuato Ianes – i docenti curriculari e quelli di sostegno non collaborano. E anche questo mina il potenziale inclusivo della scuola italiana. Ci sono poi, ancora oggi, delle grosse differenze tra ordini di scuola: la scuola dell'infanzia e quella primaria sono più inclusive. Nelle secondarie c'è invece il salto regressivo in termini di inclusione".