Nel primo giorno di festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Vetrana, accanto agli eventi di natura religiosa, come la suggestiva Diana e a quelli sportivi, come “Sulla Scia delle Fanove”, c’è stato spazio anche per la cultura e la storia locale.
Dopo la visita del Santuario Madonna della Vetrana, infatti, momento ricco di pathos è stato quello a chiusura della prima giornata di festa, nella serata di domenica 10 gennaio.
Sull’altare d’una chiesa di San Leone Magno stipata sino all’inverosimile è andato in scena “1691 Il flagello e il miracolo”, racconto animato della liberazione dalla peste della città di Castellana ad opera della Vergine.
Dalla ricostruzione storica, documentata da atti notarili dell’epoca, ai segni tangibili della devozione ultracentenaria di un popolo, quello castellanese, memore della grazia ricevuta.
Dalla terribile pestilenza che a fine XVII secolo flagellò il Barese, allo splendente giubilo delle Fanove, una storia da raccontare e da preservare, sensibilmene interpretata da volti noti e meno noti dei palchi cittadini.
Sorto dalla collaborazione tra le associazioni castellanesi Grocà, ASD Danza e Spettacolo e Teatro Due, scritto e diretto da Nico Manghisi, lo spettacolo non ha tradito le attese. Commovente il ritratto della madre impersonata da Elvira Spartano e terribile la peste di Antonella Sacchetti nerovestita.
Momento di particolare intensità, pure, quello dell’Ave Maria - voce di Licia Montanaro, organo di Vittorio Petruzzi e flauto del maestro Gianni Romanazzi.
Accanto ad attori d’esperienza, hanno debuttato nel ruolo di interpreti i Piccoli Cantori del Comitato Feste Patronali di Castellana-Grotte, reduci da tre esibizioni in compagnia della Schola Cantorum “don Vincenzo Vitti”. A dirigerli il maestro Francesca Lippolis.
Soddisfatto il presidente del Comitato Feste Patronali di Castellana-Grotte Michele Guglielmi, tanto da preannunciare una seconda recita a beneficio di un numero maggiore di spettatori rispetto a quello consentito dalla chiesa matrice.
(Foto F. Nitti)