Dalla prima de "Il matrimonio segreto'', l'opera di Cimarosa che, nell’Atrio del Palazzo Ducale, ha aperto i battenti della XLV edizione del Festival della Valle d'Itria.
Un'estate non è un'estate senza l'eleganza del Festival della Valle d'Itria. E l'edizione annuale, per la direzione artistica di Alberto Triola, "Albori e bagliori. Napoli e l’Europa: il secolo d’oro" ha preso il via proprio con un allestimento all'insegna del misurato garbo.
"Il matrimonio segreto", infatti, frizzante opera buffa in due atti dell'aversano Domenico Cimarosa, nell’edizione critica di Franco Donatoni, su libretto di Giovanni Bertati, nella versione rielaborata da Michele Spotti, Pier Luigi Pizzi e Carmen Santoro, non ha tradito le attese dei tanti appassionati giunti da ogni angolo d'Italia e dall'estero.
E di eleganza, difatti, hanno parlato gli allestimenti, la ricostruzione di un interno borghese marcato dalla presenza dei Burri, degli Schifano, dei Fontana, delle Wassily di Breuer, dalla dominante bianconera lacerata dallo iato cromatico funzionale alla distinzione delle scene. Raffinati e attuali, di certi ambienti e certi luoghi, i costumi - tratti dalle creazioni della sartoria Latorre. Misurate anche le esibizioni, per l'ambientazione altoborghese della vicenda.
La storia, attualissima, nel 1792 - anno della prima rappresentazione viennese - come oggi. Un padre concentrato nell'ascesa sociale, incurante dei desideri della prole, delle figlie impegnate nella propria e personale ricerca della felicità, un matrimonio ''importante'', una seconda chanche dalla vita, un amore senza ombre.
Un conte ch'è uomo di mondo e sa come farlo girare, un riccioluto cupido che non riesce a mandare a segno i suoi dardi.
Tra colpi di scena, svenimenti, litigi e chiarimenti, quasi tre ore di spettacolo sono volate via in un soffio, tra gioiosi echi mozartiani e rossiniani, in questo capolavoro della Scuola Napoletana settecentesca che vede proprio in Cimarosa, Piccinni e Paisiello, i tre inarrivabili apici. Un'opera incredibilimente fortunata, l'unica nella storia, si dice, ad essere stata rieseguita integralmente, in un bis di probabile difficile digestione per i presenti richiesto dal committente Leopoldo II d'Austria.
A dirigere l'Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari il ventiseienne Michele Spotti - nato a Cesano Maderno nel 1993, diplomato a pieni voti in violino e direzione d’orchestra presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, master in direzione d’orchestra presso l’Haute École de musique di Ginevra.
Sicura guida dei virtuosi del politeama barese, a dispetto della giovane età, segno di un luminoso destino tra i grandi della bacchetta.
Nel cast, sei interpreti, il Signor Geronimo è stato il baritono Marco Filippo Romano - forse la perfomance più apprezzata dal colto pubblico di Palazzo ducale, il Conte Robinson, il baritono Vittorio Prato, Elisetta, fidanzata precocemente abbandonata, è stata la soprano Maria Laura Iacobellis, Carolina, seduttrice suo malgrado, soprano genovese Benedetta Torre, Fidalma, vedova indomita, è stata la mezzosoprano brasiliana Ana Victoria Pitts, infine, Paolino, biondo adone a torso nudo, è stato impersonato dal tenore australiano Alasdair Kent.
Ovazione finale all'apparizione sul palco di Pier Luigi Pizzi, un maestro dell'arte scenica in procinto di festeggiare i settant'anni di carriera, regista e autore di scene e costumi.
"Mi sono divertito a lavorare sulla drammaturgia e sul clima musicale scegliendo una narrazione che togliesse l’opera dalla naftalina. Fortunatamente questo tipo di commedia consente un’ambientazione nel presente. La vicenda ha di per sé qualcosa di folle: un conte si presenta per sposare una ragazza, ma le preferisce la sorella, che però non lo vuole, così finisce per sposare quella che gli era stata destinata. Fin dall’inizio dell’opera sappiamo già che Paolino e Carolina si sono sposati e questo crea una specie di suspense, perché il matrimonio resterà appunto segreto fino in fondo", ha rivelato il milanese Pizzi, Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana, Commandeur de la Legion d’Honneur et Officier des Arts et des Lettres in Francia, Commandeur du Merithe Culturel del Principato di Monaco - nel fresco, creativo entusiasmo dei suoi smaglianti ottantanove anni.
Si replica il 20 e 31 luglio, il 3 agosto.