Fresco di stampa, per i tipi di Adda editore, ''Il 1799 in Terra di Bari'', è l'approdo alla saggistica di Giuseppe Di Matteo.
Barese di nascita e castellanese d'adozione, dopo ''Con te Con te io penso con le mani" edito da Aletti nel 2016, "Frammenti di un precario" del 2019 e "Cronache quotidiane" del 2020, entrambi editi da Les Flâneurs, "Meridionale. Frammenti di un mondo alla rovescia" edito nel 2022 da 4 Punte, il giornalista professionista lascia i dorati lidi di Calliope per regalarci una disamina dei cinque mesi della Repubblica napoletana. Il punto di vista è quello locale, la Terra di Bari, con i suoi protagonisti, gli avvenimenti, gli atti di coraggio e le azioni, a dir poco, opache.
Una vertigine, quella della libertà, un trapianto mal riuscito, quello promosso dal generale Championnet. Da un lato il mondo intellettuale e la sua incapacità, ora come allora, di diffondere la consapevolezza delle nuove conquiste, dall'altra, i rancori, la voglia di rivalsa, i conflitti locali.
Con la prefazione del ricercatore Angelo Panarese e la postfazione della docente Carmela Ferrandes, il volume non trascura nessuno dei centri protagonisti dei moti.
Accanto ai fatti del capoluogo, infatti, c'è anche la nostra Castellana, non ancora Grotte, tredici pagine dedicate al piccolo centro del feudo aragonese. E qui, a dare manforte Michele Viterbo, Marco Lanera, Pierino Piepoli e Donato Mastromarino, poche pennellate e protagonisti noti, Vitantonio dell'Erba, i Tauro. Accanto a loro, i violenti, i facinorosi, i sovrani di un giorno.
Poi, il ritorno all'ordine, l'oblio sui fatti e le loro ragioni. E ben venga, allora, la possibilità offerta da Di Matteo per riflettere ancora sul nostro passato. Perché, a dirla in castellanese, ''Munn jèr i munn jè''.