Faville di fede, di speranza, che illuminano il cuore. Si può sintetizzare così il significato della lunga festa delle Fanove - promossa dal Comitato Feste Patronali con il patrocinio del Comune di Castellana-Grotte – che ha scandito tutto il mese di gennaio.
Bilancio più che positivo per questa prima edizione dopo lo stop dovuto alla pandemia, aperta, come di consueto, dalla tradizionale Diana, corteo per i frantoi cittadini che, il 6 gennaio, ha raccolto l’olio simbolo di guarigione dalla tremenda pestilenza che afflisse il territorio nel 1691. Una simpatica passeggiata tra le fanove allestite in tutto il paese, ha segnato la domenica successiva, organizzata da: A.S.D. Apulia Fitwalking, A.S.D. Atletica Castellana “Freedogs” e Apulia Trek.
Quel 12 gennaio di 332 anni fa, la cronaca popolare e la devozione vogliono che la Madonna abbia risparmiato Castellana da un male che, all’epoca, non aveva cure se non la fiducia in Dio. Il fuoco dei falò, che sono arsi nella notte dello scorso 11 gennaio, ha rinvigorito il legame tra i castellanesi, uniti per far festa, liberandosi di ogni pensiero negativo, divorato dalle fiamme della vita, più forte persino della morte. All’indomani, la processione dell’icona ottocentesca della Madonna della Vetrana verso il paese.
Significativo il percorso originario (differente da quello di aprile), che vede il corteo raggiungere piazza Caduti Castellanesi, dove era palpabile l’emozione di Domi Ciliberti nel porgere, per la prima volta da sindaco, le chiavi della città alla sua Patrona. I giorni in chiesa Madre sono stati scanditi da due eventi: il 13, l’associazione “Banda Castellana Grotte” si è esibita a fianco del gruppo teatrale “Grocà”, in una rievocazione del miracolo mariano che ha saputo, pur nella sua semplicità, toccare il cuore dei presenti.
Pubblico meno numeroso, ma certamente non meno valido, per l’interessantissima conversazione tenuta dalla professoressa Clara Gelao, già capofila della Soprintendenza barese, sul ciclo pittorico settecentesco che impreziosisce la navata centrale di San Leone Magno. Sei tele (in origine sette) provenienti dalla chiesa di San Giuseppe e dipinte da due diverse mani: Roppoli e Magliar. Introdotta dall’arciprete, don Vito Castiglione Minischetti, e moderata dal giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Sebastiano Coletta, la conferenza è stata un viaggio nella storia della scuola napoletana, che, partendo da modelli caravaggeschi, riscopre il valore della luce. Un incontro che fa riflettere sulla necessità - anche a costo di risultare impopolari - di conoscere e valorizzare il bello che è nelle chiese e nei palazzi del nostro paese, dove troppo spesso il disinteresse prevale.
Novità per quest’edizione della festa è stata il trasferimento della statua, domenica 15, nella vicina chiesa di Santa Maria del Caroseno. Una scelta che sostituisce l’usanza che, a inizio 2000, l’allora arciprete don Vincenzo Vitti aveva introdotto per coinvolgere, nel mese di aprile, anche le altre parrocchie cittadine nel momento della festa patronale.
Da quest’anno, invece, la sosta nelle altre chiese (sempre a rotazione), sarà contestuale ai riti delle Fanove. Il momento più intimo di tutta la festa è, come sempre, il rientro al Convento: domenica 22, dopo la celebrazione solenne al Caroseno, la Madonna ha salutato idealmente il popolo di Castellana, salendo verso il Santuario, con lo sguardo rivolto a quell’imponente cupola maiolicata che simboleggia il contatto tra l’uomo e Dio.
“Settimane sentite e partecipate – dichiara il presidente del Comitato, Franco Di Masi – che ci hanno riavvicinato al messaggio di fede utile per vivere le sfide del quotidiano e che non dobbiamo mai dimenticare. Ringrazio tutto il Comitato per l’ottimo lavoro svolto, i fanovisti, i portatori, le Forze dell’ordine e quanti hanno permesso la perfetta riuscita dell’evento”. Si concluderà domenica questo periodo intenso e ricco di emozioni, con una Messa di ringraziamento che sarà celebrata al Convento alle 19 e a cui seguirà la consegna dei premi ai fanovisti. Non è più un segreto: la statua della Madonna della Vetrana si assenterà per un breve periodo, perché necessari sono i lavori di restauro (gli ultimi risalgono al 1998) che le restituiranno la sua infinita bellezza, giusto in tempo per la Festa d’Aprile.
(In alto, foto Michele Micca Longo)