Un sabato a passeggio nella storia e nella bellezza quello organizzato dai Convegni di cultura Maria Cristina di Savoia sezione di Castellana-Grotte.
Con la visita di San Leucio e Capua, il sodalizio presieduto da Gisella Barbieri, ha dato luogo alla visita dell'eccezionale ''esperimento sociale'' di San Leucio, perla dei Borbone a due passi da Caserta. Si tratta del sito reale, insieme alla Reggia di Caserta, riconosciuto come Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, a due passi dal Vesuvio, situato in una felice posizione panoramica sulla Valle del Volturno. Una visita non casuale, visto che Maria Cristina di Savoia, regina delle Due Sicilie scomparsa a soli ventiquattro anni nel 1836, fece di quel luogo, durante la sua brevissima parabola, il più importante polo manifatturiero della seta nel mondo, dirigendo lei stessa l'intero ciclo di produzione con competenza e dedizione.
Già feudo dei conti Acquaviva di Caserta, il Palazzo del Belvedere e il casino da caccia passarono ai Caetani e, poi, ai Borbone, i quali, con Ferdinando IV, nel 1773, ne ricavarono un romitorio.
Con il trascorrere degli anni, prese vita l'idea di ricavarne un opificio dall'organizzazione “colbertina”, protosocialista, potremmo dire. Si fecero giungere macchinari all'avanguardia dal nord e si fondò una colonia stabile. Giunsero esperti da tutt'Europa per istruire le maestranze sulla produzione e la lavorazione della seta, dal baco al broccato, al damasco, ai veli. La Real Colonia di San Leucio, basata su norme proprie, un codice di leggi sociali particolarmente avanzate ispirate all'insegnamento di Gaetano Filangieri. Consentiva eccezionali condizioni di vita e lavoro, come l'assistenza in caso di malattia da una cassa comune, la retribuzione in base alla qualità del lavoro, senza differenze di genere, l'assistenza in caso di maternità, malattia o vecchiaia. Attirati dalla qualità di vita, molti artigiani francesi, genovesi, piemontesi e messinesi che si stabilirono a San Leucio. richiamati dai molti benefici di cui usufruivano gli operai delle seterie.
La produttività era garantita da un bonus in danaro che gli operai ricevevano in base al livello di perizia raggiunto.
Ai lavoratori delle seterie era, infatti, assegnata una casa, dotata di acqua corrente e servizi igienici, all'interno della colonia; vi era l'istruzione gratuita per i figli nella prima scuola dell'obbligo d'Italia che iniziava fin da 6 anni e che comprendeva le materie tradizionali quali la matematica, la letteratura, il catechismo, la geografia, l'economia domestica per le donne e gli esercizi ginnici per i maschi. I figli erano ammessi al lavoro solo dopo i 15 anni, con turni regolari per tutti, ma con un orario ridotto rispetto al resto d'Europa.
Ragazze e ragazzi potevano sposarsi liberamente, dopo un diploma di merito concesso dai Direttori dei mestieri. Alla dote, pensava il sovrano.
Ben presto, l'eccezionale qualità dei tessuti fu nota in tutt'Europa. Ancor oggi, le produzioni di San Leucio sono al Qurinale, alla Casa Bianca e a Buckingham Palace.
Se l'esperimento sociale della colonia di San Leucio fu arrestato dagli accadimenti della storia e la fondazione di Ferdinandopoli rimase un sogno per il sovrano, resta l'esempio unico di una comunità retta dal dispotismo illuminato dell'epoca, non sordo agli ideali di uguaglianza sociale ed economica e pone grande attenzione al ruolo della donna.
Il re firmò nel 1789 un'opera esemplare che conteneva i principi fondanti della nuova comunità di San Leucio: "Origine della popolazione di San Leucio e suoi progressi fino al giorno d'oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa di Ferdinando IV Re delle Sicilie". Sono gli Statuti di San Leucio, codice pubblicato dalla Stamperia Reale del Regno di Napoli in centocinquanta esemplari.
Nel 1862, nonostante lo sviluppo della produzione e il perfezionamento del tessuto jacquard, i Savoia ne decisero la chiusura, riaprendola quattro anni dopo, ma concedendola in locazione ad imprese private. Finiva il sogno di una monarchia più giusta e attenta alle questioni sociali.
Dopo la visita a San Leucio, ci si è spostati a Capua, perla sottovalutata della provincia di Caserta, esempio emblematico di come non si comprenda la straordinaria forza attrattiva, generatrice di sviluppo economico-sociale, della bellezza dei luoghi e della ricchezza del proprio patrimonio storico.
Soddisfatta la presidente del Convegno di cultura di Castellana-Grotte Gisella Barbieri e le altre componenti del consiglio direttivo - Ninì Inzucchi, Rachele Poli, Gilda Nitti e Anna Camastra - per l'ottima riuscita della giornata. Ben quarantadue i partecipanti, tra associate e accompagnatrici, che, incuranti del meteo sfavorevole, non si sono lasciate sfuggire quest'eccezionale possibilità si svago e apprendimento.